Non per 27000 persone, non per la massa (ricordando il celebre Music for the masses dei Depeche Mode...). Per pochi metallari nell'anima disposti a spendere dai 40 ai 200 euro, realizzando con tale extrema ratio anche una foto con i Dream. Chi scrive si è collocata a metà “tra palco e realtà”, optando per un posto in tribuna laterale, valore 57 euro: scelta che non rifarebbe! Insormontabili la distanza e la calma, eccessivo il disincanto degli "ascoltatori" e – soprattutto – impossibile da lì ricevere un plettro dalle sante dita del venerando John Petrucci. Plettro o non plettro, meglio sarebbe stato perdersi nel calore del prato, soprattutto se si è stati “bagnati dal sole” dietro ai cancelli dalle 17... o - meglio - investire 200 euro in un Ricordo.
Ciò detto, resta il sapore di quasi tre ore d'esecuzione magistrale di un repertorio neanche così scontato. Oltre ai pezzi in voga tra i black teens (On the backs of angels, Under a glass moon. Oh sorry! Lapsus calami... si chiama The looking glass! Giusto o no?) nella scaletta della serata pescarese han fatto capolino le bellissime Trial of tears - con It's raining adattata ad hoc a Pescara! (Per fortuna che la pioggia non si è vista come a New York City!) - e la misconosciuta malinconica stupenda Space-dye vest. Molte le incursioni nel fortunatissimo album Metropolis e in Falling into Infinity. Tra i brani personalmente attesi e non eseguiti, le immancabili eppure mancate Pull me under, As I am (eh già - errore immondo aver anteposto "take me"...!), Endless sacrifice. A proposito della prima, “Every day sends future to past , every step brings me closer to my last”: chi potrebbe confutare la vecchia sapienza gnomica oltre che melodica dei Dream Theater? Ah! Mancava purtroppo il polipo Portnoy, da qualche anno rimpiazzato da Mangini, di nome sempre Mike (magra consolazione!). Petrucci il più acclamato, senza dimenticare l'altro John mondiale, il bassista Myung. Smisuratamente più misurata che in passato l'esecuzione vocale di James LaBrie, rispetto ad esempio ai lirismi “oltrenota” del famoso Live at Budokan... Rudess - invece - semplicemente evergreen.