Ho avuto la piacevole occasione di incontrare due artisti in una loro esposizione di teli e creazioni e, fermandomi a parlare con loro, ho scoperto un mondo tutto particolare ed affascinante. Racconto le sensazioni che mi hanno lasciato, attraverso la loro arte.
Marcello Specchio, originario e innamorato della terra d’Abruzzo, mi guida verso le sue opere e mi fa cogliere quel punto di vista tutto astratto, ma che di colpo diventa figurativo e si capisce subito che le sue forme artistiche non fanno parte del sogno, non sono nella realtà , ma nascono nella loro interazione. L’ambiente diventa immaginario e l’immagine diventa reale. Mi ritrovo così in questo viaggio che ha il sapore della misteriosa curiosità fatta di paesaggi non troppo definiti che racchiudono il silenzio unito alle vibrazioni del pensiero interiore. È tutto così chiaro, riconoscibile dal tuo essere, ma qualcosa sfugge, sai che non può essere afferrata. Osservando meglio le sue opere e notando come tra di queste alcuni elementi sono ripetitivi, altri strettamente irriproducibili per la loro unicità , c’è un elemento costante, una figura chiave: la donna. Non è un’ossessione, forse è un gusto, ma ci si spinge subito a pensarla diversamente perché l’interpretazione che ne viene fuori non è di una donna reale, non è un ritratto, ma è il simbolo della vita. Partendo da questa lettura, subito si entra in un mondo sobrio, ma descritto dal misterioso senso della vita, dalle sue sensazioni e dal suo non conoscerla mai fino in fondo. Il mondo racchiuso in questo affascinante enigma si posiziona più nella mente che in un luogo dichiaratamente illustrato. Un viaggio per la quale si rimane attratti e che lascia la parola al proprio sé con delicata umiltà . Le opere di Specchio restano agganciate nella memoria anche attraverso la particolare scelta cromatica delle raffigurazioni, tutte principalmente fredde. Un artista che può vantare le tante mostre personali tenute in tutto il mondo e le esposizioni in numerosi musei. Un’anima fantasiosa e senza limiti artistici, come quella di Violetta Mastrodonato, che si differenzia dal primo nel suo personale modo di esprimere l’arte.
L’artista slovena Mastrodonato, originaria di Capodistria, ha anch’essa un legame affettivo con la terra abruzzese, ove risiede da anni. Un legame che si intuisce in alcune sue opere che rappresentano scorci di ruderi architettonici familiari alla nostra terra. Seppur il suo punto di riferimento tematico sia la realtà (paesaggi, architetture urbane e figure), la sua pittura non è mai descrittiva, ma fortemente espressiva. Il messaggio, trasmesso dalle opere dell’artista, è intrinseco della sfera esistenziale. Stati d’animo, eventi spesso drammatici, figure emblematiche e molto originali, sono il frutto di una pittura essenzialmente introspettiva, fatta di immagini interiori racchiuse in una spazialità psicologica di cui se ne rimane catturati. Questa particolare caratteristica non è da accreditare a studi accademici, ma allo slancio anarchico liberatorio di uno stato interiore tangibile con l’essenzialità , il minimalismo, l’instabilità impressionistica e il movimento di spazi governati dalla fantasia. Sono particolari anche le esasperate tonalità rosa-brune che rendono vive, frenetiche e sensibili le problematiche legate all’uomo, alla quotidianità , alla mitologia e alla cultura.
Un’anima fantasiosa, ambiziosa e curiosa quella di Marcello Specchio; uno spirito ribelle, inquieto e sensibile quello di Violetta Mastrodonato nella quale possiamo solo che rimanerne coinvolti in una realtà fusa all’immaginazione.
a cura di Lidia Di Blasio