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Domani a Pescara lo spettacolo teatrale dedicato alla tragedia di Marcinelle: “L’uomo carbone”

L'appuntamento è alle ore 21:00 all’Auditorium del Conservatorio “L. D’Annunzio”

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Dopo essere stato proposto agli studenti delle scuole medie inferiori e superiori di Penne lo spettacolo del Teatro Sociale di Pescara “L’uomo carbone”,  sarà presentato a Pescara domani, 18 maggio, alle ore 21.00, all’Auditorium del Conservatorio “L. D’Annunzio” (ingresso libero). La serata, promossa dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Provinciale, nella persona del presidente Giorgio De Luca, e dall’Assessorato provinciale alla Cultura e Pubblica Istruzione guidato dal vice presidente Fabrizio Rapposelli, sarà seguita da un pubblico internazionale. In platea ci saranno infatti gli studenti del progetto Comoenius (delegazioni turca e rumena), che è curato dal Liceo Artistico “Misticoni – Bellisario” di Pescara, e una delegazione belga proveniente direttamente da Charleroi e dal Bois du Cazier. L’iniziativa culturale è volta alla sensibilizzazione delle nuove generazioni nei confronti della storia locale e sociale, allo scopo di preservare e tramandare la memoria come valore educativo autentico e imprescindibile.
Lo spettacolo “L’uomo carbone”, incentrato sul tema del lavoro in miniera e dedicato alla tragedia di Marcinelle in cui hanno perso la vita molti abruzzesi, è stato già presentato dal Teatro Sociale di Pescara in Italia e all’estero, con ottimi esiti. E’ stato segnalato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, come attività di interesse culturale nazionale. Tra l’altro è stato applaudito in Belgio, a Charleroi, presso la ex miniera del Bois du Cazier (oggi divenuta un museo), in occasione della sua proclamazione, da parte dell’UNESCO, a Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Iniziativa, questa, promossa dal primo ministro belga Elio Di Rupo. E’ stato inoltre portato in scena in Sardegna, a Iglesias (con 6 repliche), in un progetto di beneficenza a sostegno dei minatori della Carbosulcis promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna, dalla Provincia di Iglesias e da Sardegna Promozione.
Diretto da Federica Vicino, “L’uomo carbone” si avvale dell’interpretazione degli attori del Teatro Sociale di Pescara: Michele Di Mauro, Massimo Leone e Davide Clivio, nella parte dei tre protagonisti. E ancora: Rita De Bonis, Lina Bartolozzi, Rossella Remigio, Carlo Epidio, Nicky De Chiara.


“L’uomo carbone” – Sinossi e note di regia

L’8 agosto del 1956, fra le 7.30 e le 8.00 del mattino, un’esplosione devasta il pozzo n. 1 della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, vicino Charleroi, in Belgio.
262 dei 274 minatori presenti in quel momento nella miniera perdono la vita: 136 sono italiani; 60 di queste vittime sono di origine abruzzese (provengono prevalentemente da piccoli paesi dell’entroterra della Provincia di Pescara: Manoppello, Lettomanoppello, Turrivalignani); si tratta di emigranti, partiti alla volta del Belgio all’indomani della ratifica dell’”Accordo Uomo – Carbone”.

Siamo nel 1946: l’Europa, appena uscita dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, deve rimettere in moto l’economia. Il Belgio ha assoluta necessità di riavviare l’attività estrattiva, uno dei traini del proprio sistema economico prima del conflitto: ma è praticamente privo di manodopera. Le ingenti perdite in termini di vite umane, causate dalla guerra, rischiano di compromettere la riapertura delle miniere. E’ così che iniziano le trattative con l’Italia, dove le priorità sono altre; dove la miseria e la disoccupazione hanno colpito (e ancora colpiscono), soprattutto nelle zone del centro-sud, più duramente del conflitto stesso. Il 23 giugno di quell’anno, si arriva alla firma del Protocollo d’Intesa, finalizzato a regolare il rapporto fra i due paesi, in ordine all’impiego di manodopera italiana in Belgio. L’accordo porta la firma di Alcide De Gasperi, che guida il Governo di Unità Nazionale, che promuove una politica attiva riguardo all’ emigrazione.
In realtà, solo alcuni termini dell’accordo furono resi noti. A coloro che facevano domanda di emigrazione veniva comunicato che il protocollo italo-belga prevedeva una base salariale comune per minatori italiani e belgi (e dunque identica retribuzione, per gli uni e per gli altri), oltre che un regolare trattamento pensionistico e sanitario, e il diritto agli assegni familiari, anche per i componenti delle famiglie rimasti in Italia. Non furono rese note, però, le clausole che prevedevano  l’obbligo tassativo del rispetto dei termini del contratto, per i minatori provenienti dall’Italia, riguardanti tempi e modalità del loro impiego. E, in particolare:
- la clausola che impediva la rescissione del contratto prima di un anno di lavoro continuativo in miniera, pena la detenzione;
- il mancato rinnovo del passaporto, in caso di rinuncia all’accordo;
- l’impossibilità di cambiare lavoro prima di aver svolto 5 anni continuativi di lavoro in miniera.

In realtà l’accordo “Uomo – carbone” prevedeva che l’Italia trasferisse  50.000 operai in Belgio, per sopperire alla carenza di manodopera. Il Belgio, come contropartita, garantiva all’Italia (da sempre povera di materie prime, indispensabili per l’industria metallurgica) almeno 2.500 tonnellate di carbone all’anno, ogni 1000 operai inviati.

L’allestimento curato dal Teatro Sociale di Pescara racconta la storia di due fratelli, Antonio e Sandro, partiti alla volta del Belgio, con in tasca la domanda di emigrazione e nel cuore tutti i sogni, le speranze, i rimpianti di due ragazzi qualunque. Nel pozzo numero uno, quella maledetta mattina dell’8 agosto del ’56, scopriranno che in realtà avevano imboccato la strada che li conduceva inesorabilmente verso il loro destino. Una storia dura e toccante, dai risvolti neorealistici, che qualcuno ha definito “verghiana”, i cui protagonisti non sono però delle trasposizioni sceniche del clichè del minatore o dell’emigrante, ma persone. Il nucleo centrale della storia de “L’uomo-carbone” si snoda attorno alla necessità di rivelare questa semplice, ma non trascurabile, incontrovertibile verità: i minatori di Marcinelle, prima che minatori, erano persone. Con le loro storie, le loro vite, i loro sentimenti, le loro speranze, le loro paure. E il loro destino.

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