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Balneazione a Pescara, il Comune non fa tesoro della lezione

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Meglio affidarsi ai "parrucconi" burocrati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che al Comune di Pescara.

Il termine "balneazione" non va associato al singolo dato positivo. I divieti si superano per legge solo dimostrando di aver eliminato le fonti di contaminazione, che, purtroppo, ancora esistono. 

Il "frontale" sui dati non consiglia cautela al comune. Dati ASL ed epidemiologia fai da te al limite della farsa.

Il 6 aprile scorso avevamo annunciato che dal primo maggio ci sarebbero stati, purtroppo, 3 divieti di balneazione su altrettanti tratti di litorale pescarese.

Quel giorno il comune di Pescara con i suoi massimi rappresentanti dichiarò in via di risoluzione i problemi di inquinamento del mare, sulla base di un singolo dato. Addirittura il sindaco parlò di "ragioni puramente burocratiche" sui divieti.

Facemmo notare che la balneazione non si decide sul singolo dato ma su una serie di dati perchè è l'OMS, nel 2003, ad aver stabilito le procedure migliori per la prevenzione delle malattie potenzialmente connesse con la balneazione. Suggerimenti recepiti dalla Direttiva 7/2006.  

In aree con precedenti non positivi è molto probabile che si ripetano criticità, cosa puntualmente avvenuta con gli ultimi rilievi dell'ARTA.

Insomma, da parte dell'Amministrazione Comunale dichiarazioni non solo improvvide ma anche contrarie al dettato normativo.

Sorprende che l'Assessore Scotolati non abbia imparato la lezione, visto che si affretta a sostenere che si chiederà la revoca dei divieti se si verificheranno due analisi positive consecutive.

Ricordiamo per l'ennesima volta che la legge prevede che oltre ai due rilievi si debba dimostrare anche l'avvenuta risoluzione dei problemi di contaminazione, cioè l'eliminazione delle fonti di inquinamento. In questo caso il risanamento del fiume Pescara. "Vasto programma" avrebbe detto De Gaulle, visto che qui si fanno comunicati immaginifici e fuorvianti sulla base di un singolo dato.

Infine due parole, perchè tanto meritano, sui cosiddetti dati della ASL divulgati dal Consigliere Padovano.

Ai fini dell'interpretazione dei nessi causali tra esposizione e malattie ed eventuali trend questi dati  valgono ZERO (anzi, sono fuorvianti) perchè basta evidenziare due tra le decine di falle dell'interpretazione tranquillizzante offerta:

  1. magari le poche segnalazioni di malattie potenzialmente ricollegabili alla balneazione da parte dei medici per il 2016 dimostrano solo che i divieti hanno funzionato e le persone non si sono esposte evitando di fare il bagno nelle aree rischiose proprio grazie ai cartelli finalmente visibili...;
  2. se non si ha il numero degli esposti (cioè quante persone erano presenti nei luoghi di potenziale esposizione, cioè il mare), se non si conoscono le ore di esposizione alla potenziale fonte di contaminazione, se non vi è un cogente controllo degli altri fattori di confusione (ad esempio, la temperatura, l'età delle persone ecc.), fattori che possono cambiare negli anni, quei dati non dicono nulla.

È veramente stupefacente il livello che si sta raggiungendo su una questione che altrimenti sarebbe seria mentre qui sta assumendo ormai i contorni della farsa. 

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