Cinquantadue anni fa, il 4 giugno 1963 tutto ebbe fine. Alla fine di settembre del 1963 si compiva il destino del Teatro Pomponi. Lo stabile era stato costruito nel 1923 su 2.600 metri quadri di proprietà del demanio: in appena 60 giorni il cavalier Teodorico Pomponi, l’aveva fatto sorgere dal nulla sulle spoglie del fatiscente Padiglione marino. Il 12 febbraio 1920 il Comune, retto dall’allora sindaco di Castellamare Adriatico, Puca, aveva accolto la proposta di cessione della zona davanti al mare «per 29 anni» in cambio della trasformazione del fabbricato esistente in un grandioso Kursaal-albergo, dove Pomponi aveva intenzione di aprire un casinò. Il 29 dicembre 1922 aveva ottenuto una liberatoria, su cui pesava l’ormai imminente Settimana Abruzzese del 1923, con la visita della Famiglia reale e dei gerarchi fascisti e la mancanza di un luogo dove riceverli decorosamente.
Benito Mussolini nel 1923 fece visita al teatro dove parlò dal balcone ,e dopo l’unificazione tra Pescara e Castellamare Pomponi era riuscito persino a farsi nominare custode giudiziale dell’immobile. Proprio al «Pomponi», nella finzione filmica, era diretta la scalcinata compagnia di varietà di Alberto Sordi e Monica Vitti nella pellicola del 1973 «Polvere di stelle», quando viene sorpresa dall’annuncio dell’armistizio. Il 27 gennaio 1945 riprenderà la causa tra Pomponi e il Comune e il 27 febbraio 1946 sarà stipulata una transazione attraverso la quale all’imprenditore veniva riconosciuta la somma di 4,5 milioni di lire, non appena avesse provveduto a cancellare le ipoteche sull’immobile; transazione che Pomponi impugnerà nel 1949, ma la sua domanda sarà rigettata dal Tribunale presieduto da Francesco Barbara, chiudendo nel 1951 quel contenzioso. Al teatro rimanevano appena 12 anni di vita.
L’attività era affidata dal 1937 alla Società gestione cinema teatri, di cui era amministratore unico il cavalier Guido Costantini. L’edificio ospitava la gelateria Glacia, una birreria, il circolo della stampa, il circolo degli impegati, il liceo musicale. Era il cuore cultural-mondano della città rinata dalle ferite della guerra. Il posto in cui sorgeva era però appetito dai costruttori. Martedì 12 agosto 1958 il Giornale d’Italia anticipava che il Palazzo Pomponi sarebbe stato presto abbattuto per far posto al progetto di un albergo di 12 piani, con almeno 250 camere, autorimessa seminterrata con ingresso su viale Riviera e un cinema da 840 metri quadri. La società che si era fatta avanti era la Ciattsa dei Marzotto, che avrebbe rilevato l’esistente per 200 milioni, l’avrebbe demolito e avrebbe avviato il cantiere.L'allora sindaco Vincenzo Mariani, il 24 maggio 1963 ordinò un sopralluogo nel quale i tecnici rilevarono l'ineguatezza della struttura. Il 28 Mariani firmò l’ordinanza di sgombero. L’ultimo spettacolo al Pomponi risale al del 4 giugno 1963. A fine settembre il vice sindaco Evo Di Blasio firma l’ordinanza di demolizione. Si dovette far ricorso alle cariche esplosive. A fine settembre 1963 il Pomponi non esisteva più. È passato mezzo secolo.