Antichi mestieri e giovani imprenditrici: Valeria Tatoni e la sua tenuta

Francesca Di Giovanni
06/04/2015
Informazione Aziendale
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È ancora una volta il vino, protagonista indiscusso dell’Abruzzo, a far da testimone ad una storia meravigliosa che unisce una passione spensierata ad un’attività centenaria. Valeria Tatoni, impegnata presso la tenuta di famiglia in contrada San Pellegrino a Penne, ci racconta cosa l’ha spinta a proseguire questo antico mestiere.
Valeria è una ragazza di 25 anni, con una gran voglia di vivere, che lascia un’impronta positiva nei cuori di chiunque faccia la sua conoscenza; una gran lavoratrice, solare e divertente, con un amore infinito per la terra e per il vino. Ed è proprio questo amore che le ha concesso di dedicarsi ad un’attività faticosa, che ha radici antiche e che necessita di un impegno costante, motivo per cui molti suoi coetanei non seguirebbero mai il suo esempio. Basta passare una giornata con lei per rendersi conto che crede davvero in quello che fa e che difficilmente cambierebbe la sua vita attuale.
«I miei genitori cominciarono quest’attività nel 1999, coltivando e vendendo i prodotti dei vitigni del mio bisnonno; io avevo 10 anni e mi dedicai sin da subito a piccole mansioni agricole, come attaccare i pomodori. Col tempo iniziai a seguire mia nonna tra i campi e agendo secondo le sue indicazioni riuscivo a dare il mio contributo, cominciando ad apprezzare e ad appassionarmi a quello che facevo. Crescendo sviluppai tutt’altri obiettivi, ero un po’ confusa e passai dal lavoro in un’agenzia pubblicitaria, cominciato per gioco, al volermi laureare nel settore turistico, impresa in cui riuscii pur non avendo mai vissuto fuorisede: la mia università era a Milano, ma non mi allontanai mai da casa perché volevo continuare ad aiutare i miei famigliari. Col passare degli anni, provando anche diverse esperienze, realizzai quanto è meraviglioso questo lavoro e che la mia vera vocazione era quella di dedicarmi interamente alla viticoltura». Se la si vede in azione non si può far altro che confermare le sue parole: dalla coltivazione dell’uva alla produzione del vino, dalla cura delle botti alla cura del cliente, non si tira indietro davanti a nulla, impiegando l’intera giornata lavorativa per realizzare una molteplicità di prodotti che vengono tanto consumati quanto venduti. Perché alla base del suo pensiero c’è la genuinità, il rispetto per la terra e la fedele riproduzione del lavoro dei suoi avi, che dev’esser svolto ora come allora. Per far accrescere l’azienda di famiglia, attualmente ha deciso di dedicarsi agli studi in viticoltura ed enologia, così da capire meglio un settore in continua espansione nel nostro territorio e condividere con gli esperti veterani i piaceri del vino.
Parlando in pubblico, o anche ai suoi clienti, non perde mai l’entusiasmo e il sorriso, con cui spiega: «Noi siamo una famiglia molto unita, ci supportiamo e ci facciamo forza a vicenda, soprattutto nei momenti più bui. E’ vero che si sta attraversando un periodo di crisi, ma il bello delle attività famigliari è che possiamo contare l’uno sull’altro e non ci scoraggiamo mai. Anche gli scontri diventano più piacevoli, perché sai che le sfuriate non ti faranno perdere il posto di lavoro ma anzi rafforzeranno i rapporti, e sai che alla sera ti ritroverai comunque a condividere con piacere la stessa tavola. Noi siamo in 5 (papà, mamma e 3 fratelli) e sappiamo bene che con la mancanza di anche solo un elemento non sarebbe la stessa cosa». Ai giorni nostri un legame così profondo con la propria famiglia è un sentimento raro da trovare in una ragazza, ed in egual modo lo è l’attaccamento alla madre terra e a tutto ciò che ne è collegato. Ciò che sbalordisce non è solo quello che fa quotidianamente, ma anche come ne parla, come se fosse la cosa più naturale al mondo a cui tutti dovrebbero dedicarsi: «Oggi si è persa di vista l’autenticità dei prodotti della terra e si tende a preferire la mela visivamente perfetta, ignorando che quella con la macchiolina è antiestetica ma genuina e migliore nel gusto. Fare la contadina è una cosa bellissima, insegna molto più della scuola, e purtroppo oggi nessuna ragazza può vantare di essere o esser stata tale».

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