Gli antichi mestieri: i setacciari della valle Peligna e del teramano

Un antico mestiere, come tanti altri artigianali, ormai scomparso e soppiantato dalla produzione industriale

Vito Giovannelli
01/10/2014
Tradizioni
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Torna come ogni mercoledì l'appuntamento con "Gli antichi mestieri". La settimana scorsa Vito Giovannelli ci ha parlato del Teatro Stabile delle Marionette di Borgomarino; oggi il viaggio prosegue nella Valle Peligna e nel teramano per parlare dei "setacciari".


In epoca preindustriale la bottega artigiana era l'unico centro manifatturiero che riusciva a soddisfare le richieste della società rurale e di comunità non cittadine.

I setacciari, fabbricanti anche di crivelli e di grancrivelli, pur inglobati nelle schedature delle Camere di Commercio come artigiani produttori giravano l'Abruzzo come riparatori.

I setacci servivano alle casalinghe per setacciare farina, i crivelli, invece, erano utensili destinati alla pulizia dei legumi. I grancrivelli, al contrario delle produzioni di serie, venivano fabbricati, solo su ordinazione. A richiederli erano i contadini. Si trattava, sostanzialmente, di arnesi utili e indispensabili per determinati lavori agricoli.

Pochi ricordano la morfologia del grancrivello. Qualche grancrivello, dotato del treppiedi di sostegno, può ancora vedersi in alcuni musei etnografici. Il Museo della civiltà agro-pastorale di Cerqueto, ad esempio, annovera, tra gli arnesi del contadino un grancrivello in ottimo stato di conservazione. Attualmente, per chi indaga e ricerca sull'oggettistica del passato, solo i musei etnografici testimoniano pienamente la morfologia degli utensili della passata cultura materiale.

Ormai, setacci e crivelli, di esclusiva produzione artigianale hanno vissuto il loro tempo. Oggi, infatti, è difficile rinvenirli sia nelle case di città sia nelle case di campagna. Eppure in passato, per la loro utilità nel mondo della cucina, erano arnesi presenti in tutte le abitazioni. Attualmente, pensare a sviluppi morfologici futuri è azzardato; setacci e crivelli non hanno prospettive di sopravvivenza. Ormai, le nuove tecnologie hanno inghiottito tutto ciò che era stato prodotto a mano da provetti artigiani.

L'utensileria attuale realizzata da industrie dotate di catene di montaggio e di designer altamente specializzati produce vibratori e utensili elettrici che hanno sopraffatto il lavoro manuale. Oggi, l'artigiano che riparava setacci e crivelli non si vede più in giro.

Il setacciaro ambulante è del tutto scomparso dalla circolazione (Cfr., Costumi d'Abruzzo, I setacciari ambulanti, in Le vie d'Italia, Rivista Mensile del Touring Club Italiano A I, N° 3, Milano, 1930).

In Abruzzo si ricorda, per alcuni studiosi in modo non vago, la figura del setacciaro della valle Peligna della quale esiste qualche documento fotografico e una sola iconografia d'arte (Cfr. Vito Giovannelli, La grande illustrazione, A. I, N° II, settembre- ottobre 1973, Supplemento bimestrale alla rivista Attraverso L'Abruzzo).

Setacci si producevano anche nel teramano. L'ultimo artigiano che li ha confezionati ad Arsita è stato Vincenzo D'Alessandro, deceduto nel 1986.

In una intervista Vincenzo affermava: "i setacci e i crivelli che producevo li vendevo in bottega o nelle fiere di Teramo, Campli, Alba Adriatica e altri paesi che non ricordo. In bottega raramente ho fatto qualche riparazione. Io non sono andato mai in giro a riparare setacci e crivelli. Il lavoro delle riparazioni lo facevano i setacciari di Sulmona, di Pettorano e di alcuni paesi della vallata subequana".

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