Testa risponde a Costantini su Ddt nel porto di Pescara “I dati dell’Iss sono noti dal mese di marzo ma nessuno fino ad oggi ha seguito la procedura certificata”

Ufficio Stampa Provincia di Pescara
29/10/2012
Attualità
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“Pur non essendo più commissario straordinario del dragaggio del porto di Pescara mi sento obbligato a rispondere al capogruppo in Consiglio regionale dell'Idv, Carlo Costantini, perché oggi, in una lunga nota inviata alla stampa, ha diffuso una serie di informazioni sbagliate e fuorvianti che poco giovano alla questione, delicatissima, dello scalo e, anzi, rischiano di rendere ancora più rovente il clima di tensione esistente in città”. Lo dice il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa dopo aver appreso delle dichiarazioni di Costantini che parla di silenzi, reticenze e complicità in merito ai dati dell'Istituto superiore di Sanità circa la presenza di Ddt e Naftalene nel porto di Pescara. “Quei dati, contrariamente a quanto afferma il capogruppo dell'Idv, sono stati resi pubblici immediatamente – ricorda Testa - e come sempre in questa intricatissima vicenda c'è stato uno strascico polemico non indifferente. Il parere dell'Iss è stato diffuso subito, già nel mese di marzo, tant'è che l'Arta replicò immediatamente alle analisi dell'Iss riportate dalla stampa e lo fece con un comunicato pubblico (che allego in fondo e ancora oggi presente on line all'indirizzo http://www.artaabruzzo.it/viewer.php?cat=news&id=0000000265). Mi corre l'obbligo di dire che quelle analisi non hanno chiarito alcunché, anzi gli interrogativi sul Ddt ci sono ancora. E' una questione assolutamente aperta perché dal mese di dicembre 2011 ad oggi nessuno è stato in grado di produrre analisi realizzate con procedure certificate, cioè quelle richieste dall’Ispra: né l'Arta, né il laboratorio di cui si è servita la Procura dell'Aquila (Indam) né l'Iss hanno la certificazione per lo svolgimento di analisi concernenti il Ddt. E se da una parte tutti i laboratori dell'Arta hanno assicurato che non c'è pericolo Ddt nel porto di Pescara, dall'altra abbiamo Indam e Iss che invece hanno assicurato che il Ddt c'è. Pareri assolutamente contrastanti tra loro ma, purtroppo, esattamente dello stesso peso. E concludo dicendo che pur volendo prendere per buoni i risultati sulla concentrazione di Ddt dell'Iss, ho sempre avuto rassicurazioni sulla non pericolosità per la salute umana del materiale contenuto nel porto di Pescara per cui è meglio evitare di diffondere allarmi infondati. Credo sia opportuno che Costantini si informi meglio, la prossima volta, specie se la sua ambizione resta quella di essere nominato commissario del porto. Se avesse chiesto a me quei dati glieli avrei forniti subito, esattamente come ho fatto ogni volta che altri rappresentanti politici si sono rivolti alla struttura commissariale. E comunque, se avesse letto i giornali non avrebbe dovuto combattere così strenuamente come dice” – conclude Testa.

 

SEGUE IL COMUNICATO ARTA DEL 29 MARZO

Dragaggio del porto di Pescara: la Direzione ARTA fa di nuovo chiarezza sulla vicenda

Leggendo e ascoltando le notizie diffuse oggi dagli organi di informazione a proposito del dragaggio del porto di Pescara, si rende ancora una volta necessario per l’ARTA Abruzzo fare chiarezza sulla ormai annosa vicenda.

Innanzitutto non risulta da alcun atto o documento che ISPRA abbia “clamorosamente bocciato” gli esiti della analisi effettuate dall’ARTA. E’ vero invece che gli interrogativi sulla concentrazione di DDT nei sedimenti portuali non hanno ancora avuto risposte chiare, esaurienti e definitive da parte di ISPRA, a differenza dei dati sul naftalene, per il quale è stata data piena ragione all’ARTA. ISPRA ha supervisionato l’operato dell’Agenzia durante tutta la lunga e delicata fase di caratterizzazione del sito, esprimendo al Ministero valutazione positiva per l’immersione a mare dei sedimenti.

Va detto che nella infinita querelle sui dati, che com’è noto ha visto protagonisti ARTA e il laboratorio privato Indam, si è aggiunto un parere analitico commissionato da ISPRA all’Istituto Superiore di Sanità solo al fine di “migliorare il livello di confidenza sul reale livello di contaminazione da DDT dei campioni di sedimenti del porto di Pescara”.

Questo parere ha finito per generare ulteriore confusione in quanto le analisi, sollecitate dalla Direzione stessa dell’ARTA sin dal 12 dicembre 2011 come revisione delle precedenti, non sono state condotte in contraddittorio tra le parti: condizione, questa, che avrebbe fornito un risultato valido definitivo propedeutico alla immediata ripresa dei lavori di dragaggio.

Gli esiti analitici forniti dall’ISS determinerebbero addirittura la classificazione “surreale” del porto di Pescara come “Sito Contaminato da DDT”, con le immaginabili conseguenze catastrofiche per la già difficile situazione degli operatori economici locali.

Da una ricognizione dei dati analitici storici riferiti al fiume Pescara e ai porti abruzzesi, compreso quello di Pescara, e passando in rassegna anche le analisi eseguite da altre ARPA nei porti italiani, ci risulta che non sia mai stata riscontrata una concentrazione di DDT a livelli così elevati. Per assurdo, il porto di Pescara risulterebbe perfino più contaminato del porto di Marghera e del lago Maggiore, dove per anni ha sversato i propri scarichi un’azienda che produceva proprio DDT.

E’ bene inoltre ricordare che nella vasca di colmata, dove stati sversati per anni i sedimenti del porto, ISPRA non ha rilevato alcuna presenza di DDT, come attestano le relazioni tecniche ufficiali e pubbliche risalenti all’aprile 2009. Quindi appare decisamente inverosimile che, a distanza di tre anni, il DDT sia presente nei sedimenti del porto e oltretutto a concentrazioni sempre più elevate: questa sostanza tossica è fuori commercio dagli anni ’70 ed è scientificamente provato che nel tempo si degrada progressivamente, non certo aumenta.

«L’eventuale scelta di conferire i sedimenti marini in discarica ancor prima che il Ministero revochi il provvedimento di autorizzazione per l’immersione a mare è palesemente una scelta politico-istituzionale – osserva il Direttore generale dell’ARTA, Mario Amicone – spinta dalla necessità di tagliare la testa al toro e non certo dettata da ragioni tecniche, i risultati delle analisi, che restano invece tuttora da definire. Dal momento che gli stessi sedimenti sono ancora nella darsena – sottolinea Amicone – da parte nostra, come già in passato, c’è la disponibilità a ripetere le analisi, unitamente a tutte le ARPA d’Italia se dovesse essere necessario».

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