La morte di Muzio Attendolo Sforza alla foce del Pescara nel 1424

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31/08/2019
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4 Gennaio 1424, siamo nel mezzo della guerra di successione tra Angioini e Aragonesi per il trono di Napoli.

Fa un freddo cane e Pescara è battuta dal vento, tanto che il mare risale il fiume rendendolo gonfio e burrascoso.

Muzio Attendolo Sforza, tra i più grandi capitani di ventura e condottieri del suo tempo, giunge di fronte alle antiche mura medievali di Pescara alla testa di 4000 cavalieri.

Deve guadare il fiume e arrivare al più presto a L'Aquila per rompere l'assedio degli Aragonesi di Braccio da Montone, suo nemico giurato. Il fiume e la città di Pescara, però, sono difesi da balestrieri.

Muzio sa che l'unica soluzione è attraversare il fiume nella zona più sguarnita (e pericolosa), lì ove esso incontra il mare. Nessuno tra i suoi cavalieri sembra avere il coraggio di attraversare.

Così Muzio lo guada per primo a cavallo, nella sua armatura scintillante, mentre i nemici scappano di fronte a tanto coraggio. Muzio fa diversi viaggi per accompagnare i suoi uomini, finché non si rende conto che la corrente è troppo forte, e che il suo paggio rischia di annegare.

Decide di tornare indietro a salvarlo, ma proprio quando l'ha quasi raggiunto il suo cavallo cede e Muzio cade nel fiume, zavorrato dalla stessa armatura che l'aveva protetto per anni. Il suo corpo non venne mai trovato.

A Pescara, una epigrafe sul basamento del Ponte Risorgimento ricorda ancora oggi, seppur distrattamente, il sacrificio di questo condottiero.

Viene da chiedersi a cosa pensò il condottiero nei suoi ultimi attimi di vita a Pescara: alle decine di battaglie vinte? Ai re e regine serviti e salvati? Ai sedici figli (tra cui il celebre Francesco Sforza, futuro Duca di Milano)?

Forse, più di ogni altra cosa, Muzio pensò con disappunto che, dopo aver scampato la morte in tanti combattimenti, essa veniva a coglierlo proprio lontano dal campo di battaglia.

Quel che sappiamo è che, su qualche fondale non lontano, la sabbia dell'Adriatico conserva ancora, rispettosa, la sua armatura.

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