Agli archivi la V edizione di [RI]tratti Contemporanei

Assegnati i premi nel corso del finissage all'Aurum di Pescara

Fabio Rosica
19/05/2019
Arte
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Con le premiazioni dei vincitori si sono spente le luci, ieri pomeriggio, sulla V edizione di [RI]tratti Contemporanei. La gremita sala D’Annunzio dell’Aurum di Pescara ha ospitato il finissage, presentato da Arianna Di Tomasso, presidente di ALCuA – l’Associazione per la Libera Cultura in Abruzzo, che ha organizzato l’evento.

La principale novità di quest’anno è stato il Premio “diversiuguali”, a cura dell’omonima associazione presieduta da Giovanna Camplone. La prof.ssa Antonietta Omicino, accompagnata da tre delle ragazze che hanno composto la giuria, ovvero Silvia, Maria e Giorgia, ha consegnato il premio a Daniel Salvador Patti di Senigallia (AN), per il suo olio su tavola con applicazioni 3D, dal titolo “GassmanDante”.

Il “Premio degli artisti - Belle Arti & Mestieri”, votato dagli stessi 20 finalisti e offerto dall’omonimo negozio di Pescara, è stato invece appannaggio di Georgios Poyatzis di Urbino, ma originario di Cipro, con la sua fuliggine su supporto metallico, “Homeless”. A consegnare il premio, consistente in una prestigiosa scatola di 30 (trenta) colori a pastello della Schmincke, massimo della qualità artigianale al mondo, il creatore del suddetto spazio vendita, un emozionato Alessandro Marchi.

Prima di proseguire, Leonardo Paglialonga, presidente dell’associazione Nemesis, ha illustrato al pubblico quali fossero i premi offerti ai due vincitori di questa V edizione: un corner personale all’interno di una futura mostra organizzata presso il Castello di Capestrano (AQ).

Di seguito è stato il turno del Premio della Giuria Popolare, conquistato grazie al maggior numero di “like” ricevuti sui social e appannaggio di Paolo De Giosa da San Salvo (CH), grazie all’olio e carboncino su pagine antiche applicate su supporto in pioppo, intitolato “Il ritratto ovale”. Dario Oggiano, per Arago Design, ha consegnato il trofeo, in ceramica serigrafata, al vincitore.

Infine il momento maggiormente atteso, la proclamazione del trionfatore del Premio Giuria Tecnica, che quest’anno ha visto primeggiare Cesare Pinotti, di Reggio Emilia, con il suo olio su tela “Il peso della maschera”. A causa di precedenti impegni professionali, l’artista non ha potuto presenziare personalmente al finissage. Il trofeo di Arago Design gli è così stato consegnato virtualmente, annunciato da un’emozionante telefonata in diretta da parte di Amedeo Polidoro, l’ideatore dell’evento:

 

Nello Catinello, presidente della giuria, composta anche da Bruno Paglialonga, Anton Giulio Zimarino, Susanna Di Lorito e dal già citato Amedeo Polidoro, si è così espresso in merito alla proclamazione: “Senza volere fare torto alcuno agli altri, si è ritenuto, preliminarmente al vincitore, di richiamare alcune citazioni. Pietro Cromo, con “Still life with go bug”, mette letteralmente a nudo un momento intenso d’intimità conducendo a riflessioni sulla caducità della vita. Nicola Antonelli, con “Griccia”, è riuscito a dare un che di monumentale ad una semplice smorfia del volto. Valerio Raffa, con “No Renaissance”, ha dato modo a Ritratti Contemporanei di unirsi alle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, grazie ad una articolata rivisitazione della Monna Lisa”.

Di seguito la motivazione per il vincitore, Cesare Pinotti e la sua opera “Il peso della maschera”:

Le metà di due volti si affiancano a formare un ritratto unico, sono le metà dei volti di un uomo e di una donna divisi e uniti in quella che è la perpetua storia dell’umanità. Sono i volti di un uomo e una donna del nostro tempo e hanno lo sguardo attonito di chi nel nostro tempo vive le angosce e le contraddizioni, spesso incomprensibili, ma hanno lo stesso sguardo attonito che ebbero ad avere Adamo ed Eva dopo la cacciata dall’Eden, col fardello dei sensi di colpa e la domanda di cosa li aspettasse dopo sì tanta perdita. L’altra metà dei volti è coperta da una maschera, simbolo arcaico ma sempre attuale del tentativo dell’uomo di celare l’intimo del suo essere, vuoi per una libertà di trasgressione, vuoi, e da qui il “peso” nel titolo dell’opera, per una sorta di forzata necessità per difendere dagli altri le proprie debolezze e vulnerabilità. Un’opera densa di significati, quindi, quella di Cesare Pinotti, che egli ci propone con uno stile rigoroso fatto di pennellate nitide e meticolose che rendono un’immagine dove il bianco delle maschere, soffuso di luci ed ombre, esalta il colore degli incarnati e dei particolari dei volti, colore che torna a fare emergere il contrasto delle maschere con una pulizia di segno e una misurata stesura cromatica che dimostrano appieno la capacità e la sapienza tecnica dell’artista.

A ritrovarci il prossimo anno per la VI edizione, la cui qualità delle opere presentate, certamente riuscirà ancora una volta a superare, per prestigio e numero dei partecipanti, quelle precedenti.

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