Nonostante la ripresadegli ultimi anni, il PIL del nostro Paese continua a crescere a rilento rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, che si sono mostrati in grado di recuperare i livelli di attività precedenti alla crisi. Il Rapporto ISTAT sulla competitività dei settori produttivi del 2017, giunto alla sua quinta edizione, ha messo in evidenza l’arretratezza e la debolezza dell’Italia in quasi tutti i settori produttivi, fattore che ha inevitabilmente contribuito all’incapacità del mercato interno di espandersi sul mercato internazionale.
L’industria tecnologica e alimentare: due trend positivi
Per quanto l’andamento generale stia tardando ancora a migliorare, l’industria tecnologica, al contrario, ha rappresentato e rappresenta tutt’ora una delle principali fonti di crescita per l’Italia; i settori dell’elettronica e dell’elettrotecnica, in particolare, hanno registrato nel 2017 un incremento del fatturato del 2,7% e del 7,8%, per un totale di 58 miliardi di euro.
Che l’industria tecnologica evidenzi un andamento positivo non sembra sorprendere più di tanto gli economisti. Negli ultimi vent’anni, infatti, l’economia mondiale è stata letteralmente travolta dalla rivoluzione tecnologica e, come messo in evidenza da una recente infografica, le grandi menti ne hanno saputo trarre un’enorme fonte di guadagno. Basti pensare alla fortuna di Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, o dell’azienda di informatica Microsoft, che lo scorso anno ha registrato un fatturato di quasi 100 miliardi.
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Anche l’industria alimentare, che appare alla 7° posizione dell’infografica, rappresenta un elemento di traino per l’economia italiana: come evidenziato da un articolo apparso l’11 aprile su Il Sole 24 Ore, il settore agroalimentare sarebbe riuscito a tornare ai livelli di produzione del 2007, registrando un miglioramento anche nell’export. Di conseguenza, appare inevitabile un’accurata riflessione sui punti di forza del settore, i cui principali meriti risiedono nella qualità dei prodotti e nelle strategie legate alla comunicazione e alla distribuzione.
La situazione in Abruzzo: risultati sorprendenti per l’alimentare
Anche l’economia della regione Abruzzo, nello specifico, sembra essere trainata dai medesimi settori cardine dell’economia del Paese, con risultati particolarmente sorprendenti per il settore alimentare, che registra un’occupazione stabile e una variazione decisamente positiva, con un rialzo tra l’1 e il 2%.
Secondo i dati elaborati da Anticimex, sarebbero 1935 le aziende alimentari attive in Abruzzo, con una particolare concentrazione nella provincia di Chieti, seguita da Pescara, L’Aquila e Teramo. Un elemento di speranza e positività risiede inoltre nell’attenzione della regione posta intorno al tema della sicurezza e dell’igiene alimentare, concretizzatasi nella diminuzione dell’uso di agenti chimici, nocivi sia per la salute che per l’ambiente, e nel maggior impiego di tecnologie innovative per il monitoraggio di elementi infestanti durante la fase di produzione del prodotto. Appare evidente, quindi, l’importanza di misure che mirino alla qualità e al controllo per una continua ripresa di un settore di per sé molto promettente.
Oltre al settore alimentare, anche il settore manifatturiero, che ha evidenziato forti segnali di ripresa all’inizio dell’anno, continua a dimostrare un enorme potenziale per l’economia della regione. Questo settore, infatti, conterebbe su circa 109 mila posti di lavoro e avrebbe evidenziato un aumento dell’export del 7,7%. I dati sono sicuramente incoraggianti ma, come messo in evidenza dall’economista Pino Mauro, il lavoro risulta ancora precario e ciò influenzerebbe negativamente l’età media dei lavoratori della regione, che si aggira intorno ai 43 anni. Nonostante la ripresa, inoltre, mancherebbero almeno 14 mila posti per tornare alla situazione precedente al 2008, dato che mette in evidenza la reale incapacità del Paese di tornare ai livelli pre-crisi.
Un altro fattore scoraggiante, emerso in un incontro tenutosi il 28 giugno alla Camera del Commercio di Chieti, riguarderebbe la scarsa digitalizzazione della regione, segno di arretratezza delle regioni del Centro-Sud e di una scarsa attenzione alle necessità del mercato. Su un campione di 205 imprese, infatti, 11 avrebbero dichiarato di non avere una connessione Internet e più della metà sosterrebbe che il suo impiego in azienda sia ininfluente.
In conclusione, la situazione economica della regione Abruzzo non è tra le più scoraggianti; al contrario, dimostra di disporre di ottimi punti di partenza per una progressiva risalita verso la situazione dello scorso decennio, prima che la crisi si abbattesse sul nostro Paese. I momenti peggiori, come quelli attraversati nel 2009 e nel 2012, sembrerebbero essere superati, pertanto l’Abruzzo si dimostra fiducioso in un futuro migliore.