Ripristinate l'acqua alle 90 famiglie del condominio di via de Nino

Pescara Mi Piace
05/07/2018
Attualità
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“E’ stata ripristinata dall’Aca solo dopo oltre ventiquattro ore l’erogazione dell’acqua potabile alle 90 famiglie del condominio di via de Nino 36, private di un bene essenziale per una morosità accumulata dal vecchio amministratore. Ovviamente il clamore suscitato sulla vicenda ha rappresentato un ottimo incentivo per l’azienda acquedottistica di Pescara che, anziché applicare un semplice riduttore di potenza come previsto dalla legge, aveva completamente sigillato il contatore non disponendo di un’adeguata attrezzatura. Tuttavia tale attivismo non cancella il disagio subito e l’incubo vissuto da almeno 270 residenti, tra cui molti anziani, diversamente abili e bambini, un disagio che merita di essere approfondito dal Comune di Pescara, socio dell’Aca, che ha il dovere di esercitare un opportuno controllo sull’operato dell’azienda. Porteremo dunque il ‘caso’ all’attenzione della Commissione Controllo e Garanzia e della Commissione Sanità per le opportune valutazioni”.

Lo ha detto Armando Foschi, membro dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, interessato della problematica dagli stessi cittadini vittime del grave disservizio.

“L’incubo è cominciato martedì pomeriggio, intorno alle 17.30, quando i residenti di un condominio di via De Nino, al civico 36 – ha ricostruito Foschi -, la strada che collega via Benedetto Croce con via Marconi, a due passi dall’università e dallo Stadio Adriatico, hanno visto arrivare un mezzo dell’Aca con a bordo alcuni dipendenti che, senza fornire alcuna spiegazione, hanno apposto i sigilli al contatore condominiale, togliendo di fatto l’acqua all’intero stabile, per poi andare via. Avvisato l’amministratore che, a sua volta, non aveva ricevuto alcuna comunicazione preventiva circa il provvedimento disposto dall’Azienda acquedottistica, è stato possibile ricostruire la vicenda. In sostanza il condominio circa 5 o 6 anni fa ha cambiato amministratore dopo che aver scoperto che quello in carica non avrebbe ottemperato ai propri compiti e avrebbe piuttosto creato dei disservizi, tra i quali il mancato pagamento delle bollette Aca che pure i singoli condomini gli avevano versato. Lasciando la propria carica, il vecchio amministratore si sarebbe anche impegnato a pagare, con una rateizzazione mensile, il debito. A tutt’oggi, però, il condominio avrebbe dovuto ancora pagare circa 18mila euro come aggi e interessi di mora sulle bollette non pagate. Dopo un primo contatto, il nuovo amministratore aveva personalmente consegnato ad Aca, lo scorso 22 maggio, una serie di documenti richiesti, restando in attesa di ulteriori comunicazioni circa le modalità per cercare di compensare tale debito o la possibilità di eventuali ulteriori dilazioni. E invece, senza alcuna informazione preventiva, l’Aca martedì ha inviato i propri operai ad apporre i sigilli. E qui oltre al danno anche la beffa perché la legge prevede che, in questi casi, non venga sottratta completamente la fornitura d’acqua nelle abitazioni, ma venga applicato un riduttore per garantire comunque la presenza di un filo d’acqua come ‘sopravvivenza’, almeno 13 metri cubi pro-capite, per fronteggiare le minime necessità domestiche, come lavarsi le mani o rinfrescare il viso di un bambino. Ma in questo caso, trattandosi di un contatore centrale che rifornisce 90 abitazioni, sembra che l’Aca non disponga di un riduttore sufficientemente grande, e dunque, seppur in violazione della legge, ha semplicemente chiuso completamente i rubinetti, pur consapevole del gran caldo che stiamo vivendo in questi giorni e che rende indispensabile per le famiglie poter disporre di acqua in casa, famiglie che da martedì pomeriggio sono vittime incolpevoli di un vero incubo. L’Associazione ‘Pescara – mi piace’ ha sollevato il ‘caso’, mentre il nuovo amministratore ha sollevato un polverone negli uffici dell’Aca, portando tutta la documentazione nella quale aveva anche chiesto a maggio una dilazione del debito. L’Aca ha tentato di giustificare il proprio operato affermando di non aver ricevuto la Pec, subito smentita dall’amministratore, e a quel punto ha affermato che l’azienda non avvisa più i cittadini dell’imminente sigillo dell’utenza lasciando informative negli ascensori dei palazzi per ragioni di privacy. Giustificazioni ovviamente assurde, tanto che, dopo ventiquattro ore di crisi, a fronte delle polemiche e dei riflettori accesi, l’Aca ha dovuto fare marcia indietro e ha tolto i sigilli al contatore del condominio, ripristinando la normale erogazione di acqua nelle abitazioni e ammettendo il proprio errore procedurale. Chiaramente – ha proseguito Foschi – tale retromarcia non cancella il disagio vissuto da 90 famiglie e soprattutto solleva interrogativi su cosa stia accadendo sul territorio su vicende analoghe. Per tale ragione porteremo comunque la vicenda all’attenzione della Commissione Controllo e Garanzia e della Commissione Sanità al Comune di Pescara affinchè si facciano carico del ‘caso’ convocando in Comune anche i vertici dell’Aca per sapere chi ha ordinato l’apposizione dei sigilli, e non del riduttore di potenza, chi risponderà degli eventuali danni alle persone e quanti siano eventualmente i casi simili sul nostro territorio, casi su cui il Comune ha il dovere di attivare una forma di controllo e verifica”.

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