L’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ condivide i timori e l’appello al confronto urgente espressi dalla Confcommercio di Pescara in merito al progetto di riqualificazione delle aree di risulta di Pescara. È impensabile ridurre ad appena 2mila i parcheggi disponibili sui 13 ettari di superficie, addirittura una cifra anche inferiore a quella attualmente esistente e che è già insufficiente a coprire le esigenze della città, specie in alcuni periodi clou dell’anno. Ma, ancor più inaccettabile, è l’ipotesi di vendere ai privati una parte delle aree di risulta per la costruzione di abitazioni e negozi che, da un lato significherebbe la morte certificata delle attività oggi presenti nel Centro Commerciale naturale, dall’altro aprirebbe la porta a una speculazione edilizia senza precedenti, e su questo ci meraviglia l’imbarazzante silenzio di alcune frange della sinistra che pure governano la città, come Sinistra Italiana. Ovviamente diciamo ‘no’, senza se e senza ma, a tali ipotesi e siamo pronti a sostenere qualunque iniziativa di opposizione a tali ipotesi scellerate”.
Lo ha dichiarato l’avvocato Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’.
“Avevamo appena acquisito le prime carte disponibili inerenti il progetto di riqualificazione delle aree di risulta firmato dal sindaco Alessandrini e l’allarme lanciato da Confcommercio ci ha fatto sobbalzare sulla sedia – ha sostenuto l’avvocato Fiorilli -. Da ex assessore al traffico sono ben consapevole della forte esigenza di parcheggi nell’area del centro cittadino, un tema che il centro-destra si è sempre posto storicamente, partendo dalle idee innovative dell’ex assessore Candeloro, che pure aveva immaginato già vent’anni fa i parcheggi interrati in piazza Primo Maggio, a servizio della spiaggia, con la redazione di un progetto preliminare nel 2011-2012; poi sotto piazza Salotto, e, infine, sulle aree di risulta, progetti che si sono sempre scontrati contro il cieco ostruzionismo della sinistra. Le ultime ipotesi elaborate dal centro-destra erano contenute nello studio inerente la riqualificazione dei 13 ettari dell’ex stazione ferroviaria, un’ipotesi embrionale, su cui si era aperto il confronto con il territorio, che comunque puntava, almeno, a conservare lo stesso numero di posti auto oggi esistenti nella superficie, ovvero circa 3mila, posti che comunque sono insufficienti nei periodi di maggior afflusso nel centro cittadino. Oggi leggiamo della malaugurata ipotesi avanzata dal governo Alessandrini addirittura di ridurre ulteriormente quella cifra, ovvero di garantire la disponibilità di appena 2mila posti auto, e questo senza neanche dotare il centro cittadino di quell’innovativo mezzo di trasporto pubblico che è la filovia e che almeno avrebbe potuto, in qualche modo, giustificare la presenza di meno posti per la sosta, garantendo comunque alla popolazione un mezzo sicuro, veloce e competitivo per arrivare nel cuore di Pescara, un cuore che certamente non va svuotato né desertificato, ma piuttosto va reso vitale 365 giorni l’anno. Ma oggi scopriamo che c’è di peggio: nella sua scellerata ipotesi progettuale, il sindaco Alessandrini avrebbe candidamente inserito la vendita di una consistente fetta delle aree di risulta al privato che poi dovrebbe realizzare i 2mila posti auto, quindi una ‘contropartita’ di assoluto rispetto. E quella fetta verrà venduta per consentire al privato di costruirvi abitazioni e un centro commerciale, in sostanza si realizzerà sulle aree di risulta una sorta di ‘Pescara 2’. L’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ – ha proseguito l’avvocato Fiorilli – non esita a definire tale soluzione ‘pura follia’, che però ci riporta drammaticamente al 2008-2009, quando solo attraverso un ricorso al Tar siamo riusciti a bloccare la ‘cessione’ dell’intero centro cittadino a un imprenditore privato, avviata dall’ex sindaco D’Alfonso, e di tutti i parcheggi, addirittura con l’imposizione di una tassa per entrare nel quadrilatero centrale. Evidentemente la vendita dei ‘vuoti urbani’ del centro sono un pallino del Pd e della sinistra più in generale, alla quale ci opponiamo in maniera ferma. Innanzitutto la costruzione di una piattaforma commerciale significherebbe celebrare il funerale degli ultimi coraggiosi imprenditori del terziario che cercano di resistere alla crisi mantenendo aperte le loro attività e non spegnendo le vetrine. In secondo luogo, non consentiremo una nuova colata di cemento sulle aree di risulta, specie da parte di quella sinistra che per anni ha ululato alla luna chiedendo addirittura la costruzione di un bosco selvaggio sulla superficie. Chiaramente – ha proseguito l’avvocato Fiorilli - riteniamo che non possa essere semplicemente una maggioranza politica a decidere il futuro di quella che è una delle aree di maggior pregio e di grande valore strategico per Pescara, al pari dell’ex Cofa. Per tale ragione chiediamo formalmente all’assessore Civitarese l’apertura di un ‘Tavolo Permanente di Concertazione’ per affrontare il tema e coinvolgere tutte le parti sociali del territorio. Le aree di risulta dovranno innanzitutto ospitare servizi, ovvero parcheggi, prevedendo sia la quota di vendita per i residenti che la quota di scambio, poi il Terminal bus, uno spazio verde come parco urbano, mai abitazioni e residenze di lusso. Se quelle palesate sono le volontà del sindaco Alessandrini per sperperare i soldi pubblici del Masterplan può già archiviare la pratica, perché la sua variazione al Piano regolatore non passerà mai