Sversamenti nel mare e nel fiume del 25 maggio: dati allarmanti non comunicati alla popolazione

Pescara Mi Piace
20/06/2017
Ambiente
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“Torna a Pescara un clima di torbidezza delle acque e delle informazioni: nelle stesse ore in cui il sindaco Alessandrini lancia proclami sul mare di Pescara pulito e balneabile, veniamo a sapere che il 25 maggio scorso c’è stato l’ennesimo sversamento diretto nel fiume e nel mare di liquami, non passati attraverso il depuratore. E veniamo a sapere che sempre il 25 maggio l’Aca, e non l’Arta, ha eseguito dei campionamenti e che l’esito di quei prelievi è drammatico: le analisi hanno certificato la presenza di valori di escherichiacoli superiori ai 100mila microgrammi per metro cubo, un valore venti volte superiore al limite di legge di 5mila microgrammi, che nessuno ha ritenuto importante o doveroso comunicare alla popolazione. Un silenzio istituzionale che purtroppo impone il clima di sospetto e impedisce di ripristinare il rapporto di fiducia tra città e Comune. Pretendiamo chiarezza e pretendiamo che Comune, Arta, Regione, Aca e Ausl tirino fuori tutte le carte inerenti la balneabilità o meno del nostro mare”.

La denuncia è arrivata stamane dall’avvocato Berardino Fiorilli e da Armando Foschi, promotori dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ nel corso di una conferenza stampa convocata sulla banchina nord, zona Madonnina, a ridosso dello sfioro B – 0, lo stesso in cui, il 25 maggio scorso, i laboratori dell’Aca hanno certificato la presenza di oltre 100mila eschierichiacoli nelle stesse ore in cui il sindaco Alessandrini toglieva il divieto di balneazione sulla costa a pochi metri da quello stesso sfioro.

“Purtroppo – hanno detto Fiorilli e Foschi - ci ritroviamo per l’ennesima estate sul mare per parlare, di nuovo, delle condizioni di salute della costa, che, stando alle carte, sono tutt’altro che buone, e per chiedere ufficialmente quei chiarimenti che l’amministrazione comunale del sindaco Alessandrini, l’Aca, l’Arta, la Regione Abruzzo e l’Ausl si ostinano a non fornire attraverso lettere formali. I dati di cui con grande fatica veniamo a conoscenza dimostrano purtroppo che la situazione è tutt’altro che rosea, ma la cosa peggiore è che per le Istituzioni, quelle teoricamente chiamate a far rispettare le regole e a tutelare la salute dei cittadini, va tutto bene, il mare è pulito e limpido anche se gli sversamenti dei liquami diretti nel fiume e nel mare, senza passare dal depuratore, sono continui e costanti, ma la popolazione non deve saperne nulla. Due le ultime notizie in ordine di tempo di cui siamo venuti a conoscenza: la prima riguarda gli sversamenti dei liquami in mare avvenuti addirittura il 25 maggio. Anche in quel caso, come ormai da prassi, a fronte di due gocce di pioggia, dunque non parliamo di un nubifragio, ma di una semplice pioggerellina primaverile, la società che oggi gestisce il depuratore di via Raiale, così come accadeva con la ditta precedente, ha disposto l’apertura dei bypass a valle del depuratore per impedire che i liquami in eccesso, a causa dell’aggiunta delle acque piovane, mandassero in tilt l’impianto stesso. A quasi un  mese di distanza, abbiamo saputo che i bypass sono stati aperti alle 5 del mattino del 25 maggio e sono stati chiusi alle 8.30 del 26 maggio, dunque per 27 ore e mezza continuative i liquami di Pescara non sono andati al depuratore per essere bonificati, ma sono stati scaricati direttamente nel fiume e quindi nel mare. Stavolta però – hanno proseguito Fiorilli e Foschi - c’è di più: in questa circostanza, dunque il 25 maggio 2017 sono state effettuate delle analisi delle acque. Le analisi dei campioni però non sono state eseguite dall’Arta, ma, caso strano, dal Laboratorio Analisi dell’Aca, situato in via Bassino, Zona industriale San Martino a Chieti Scalo, diretto dal dottor Pietro Menna, biologo. E i risultati delle analisi di quei campionamenti sono spaventosi, ed è ancora più spaventoso che nessun Ente abbia sentito la necessità di informare la popolazione: due i campioni prelevati ed analizzati a quanto ci risulta. Il primo campione, rapporto di prova n.713, è stato prelevato all’impianto B-0, ovvero nello sfioro della Madonnina, alle 7.30 del 25 maggio, e in quel minimo campione d’acqua sono stati individuati valori di escherichiacoli superiori ai 100mila microgrammi per metro cubo, a fronte del limite pari a 5mila, dunque un valore 20 volte superiore al limite di legge. E che la carica inquinante fosse enorme lo rivelano anche i valori del BOD e del COD, due parametri che ci dicono la quantità di inquinante presente nell’acqua, entrambi superiori ai limiti. Il secondo campione, rapporto di prova numero 714, è stato prelevato all’impianto di sollevamento fognario – vasche di prima pioggia, supponiamo zona piazza Pierangeli, alle 9 del mattino del 25 maggio e, anche in questo caso, ci ritroviamo con valori di escherichiacoli superiori a 100mila microgrammi per metro cubo. In fondo ai due rapporti di prova si legge la richiesta di riservatezza del rapporto di prova, che potrebbe essere riprodotto solo con l’autorizzazione del laboratorio stesso. Ora, non possiamo non restare interdetti dinanzi a questi documenti, e comunque nessuna Istituzione ha ritenuto importante informare la cittadinanza, nessun Ente pubblico, seppur informato della vicenda, ha ritenuto di dover garantire la necessaria trasparenza a una vicenda gravissima. Anzi, se torniamo indietro, ci ritroviamo i proclami con cui il sindaco Alessandrini e l’assessore Scotolati si sperticano a dire che il mare di Pescara è ‘pulito’, candido, immacolato, negli stessi giorni in cui i Laboratori dell’Arta ne certificavano le condizioni di massimo inquinamento. E allora i conti non tornano più e dopo un anno riproponiamo gli stessi interrogativi: è possibile che sia permesso dalla legge aprire i bypass e scaricare litri e litri di liquami, senza alcuna depurazione, ogni volta che una città sia bagnata da poche gocce di pioggia? E’ possibile che un’Istituzione come l’Aca, l’azienda che gestisce il sistema acquedottistico del pescarese, certifichi la presenza di livelli di inquinamento disastrosi, con oltre 100mila escherichiacoli contro un limite di 5mila, e non abbia il dovere di informare ufficialmente la popolazione? È possibile che anche il sindaco sia esonerato da tale onere, pur essendo il primo tutore della salute della popolazione? E perché le analisi di quei due campionamenti sono state eseguite solo dal Laboratorio dell’Aca e non dall’Arta? Vale la pena ricordare che un analogo episodio era successo appena 5 giorni prima: dopo poche gocce di pioggia, sono stati aperti i bypass a valle del depuratore sabato 20 maggio alle 15.15, bypass che ha continuato a scaricare liquami, ininterrottamente, sino alle 13.40 di domenica 21 maggio, dunque per 22 ore. Non conosciamo la quantità di liquami scaricati, ma sappiamo che l’Arta ha effettuato dei campionamenti di controllo dopo l’evento e che avrebbe riscontrato la presenza di un valore spaventoso di escherichiacoli, ben 6.400 a 100 metri a monte dallo scarico del depuratore, 12 volte superiore al limite consentito dalla legge. Francamente – hanno ancora detto Fiorilli e Foschi - non riusciamo a trovare accettabile tutto questo e ci spaventa il silenzio delle Istituzioni, un silenzio che ci riporta la mente all’ordinanza fantasma del luglio-agosto 2015. Ovviamente i nuovi dati di cui siamo venuti in possesso entreranno a far ulteriormente parte del faldone di esposti già inviati alla Procura della Repubblica, che però ha i suoi tempi d’indagine, mentre la popolazione va protetta e tutelata oggi. Sulla vicenda, a questo punto, avvieremo una campagna di informazione, interpellando e chiedendo un incontro direttamente al Prefetto Provolo, al Manager della Ausl di Pescara Armando Mancini, e interessando della situazione altri organismi istituzionali, perché è evidente che se agli amministratori pescaresi non interessa nulla delle condizioni in cui versa il nostro mare da ormai tre anni, a noi interessa sapere cosa sta accadendo. Ricordo che da parte delle Istituzioni, tacere le reali condizioni di salute del nostro mare, non significa fare un favore agli imprenditori balneari o salvare la stagione o l’immagine della città”.

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