All'Aurum arriva il Festival della Laicità

Associazione ACMA
19/10/2016
Associazioni
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Dal 21 al 23 ottobre 2016 presso l'Aurum a Pescara, sala Francesco Paolo Tosti, piano terra, si svolgeranno i dibattiti sui temi portanti di questa nona edizione del Festival mediterraneo della laicità organizzata come sempre dall'Associazione Itinerari Laici che si avvale anche quest’anno della preziosa collaborazione scientifica del LabOnt, centro universitario di ricerca filosofica dell'università di Torino presieduto da Maurizio Ferraris e il sostegno dell'Otto per Mille della Tavola Valdese che ha scelto il Festival tra i progetti culturali nazionali da finanziare nel 2016.

Il tema dell’edizione 2016 è “Non aver paura della paura“. "Jonas ha scritto: Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, ovvero della necessità di sviluppare un’“euristica della paura". Nelle società tecnologicamente avanzate, le norme centrali dell’etica tradizionale (giustizia, misericordia, onestà, amore del prossimo), non sono più sufficienti ed adeguate a indirizzare l’agire degli uomini nella odierna civiltà tecnologica; “Nessun’etica del passato doveva tener conto della condizione globale della vita umana e del futuro lontano, per non parlare dell’esistenza della specie”. La tecnologia ha cominciato a incidere a livello planetario sugli equilibri naturali con conseguenze pericolose per la sopravvivenza della specie umana. E’ necessario che l’etica si occupi della preservazione della natura e della vita sulla terra quale presupposto ineludibile della sopravvivenza dell’umanità minacciata, interessandosi della sorte sia delle future generazioni, ma anche dell’intera biosfera: “Viviamo in una situazione apocalittica, ovvero se lasciamo che le cose seguano il loro corso attuale nell’imminenza di una catastrofe universale”. Gli individui e i governi spesso non sono consapevoli, da veri maestri della rimozione, non riescono più a percepire i pericoli e ad affrontare i problemi. Assistiamo all’anestetizzazione cui è sottoposta la nostra capacità di analisi critica ed il fatto che molti fenomeni problematici si sottraggono alla nostra diretta osservazione. E’ indispensabile ricorrere a ogni forma di sapere scientifico perché la gente si sensibilizzi alle conseguenze delle nostre azioni presenti (una terra trasformata in un deserto, contaminata dalla radioattività e sotto un enorme buco dell’ozono), è però altresì necessario ricorre a un’“euristica della paura”, che sappia tratteggiare un’immagine degli spaventosi sconvolgimenti cui è destinata ad andare incontro la terra negli anni e nei secoli futuri. Infatti gli uomini riescono a comprendere veramente la posta in gioco solo allorché prendono coscienza del fatto che è effettivamente in gioco. Il primo dovere propedeutico di un’etica per la civiltà tecnologica deve essere la produzione di una rappresentazione capace di anticipare il malum supremo nel pensiero. Il secondo dovere propedeutico dovrà, però, essere quello di mobilitare un sentimento adeguato all’immagine prodotta: “Il paradosso della nostra situazione consiste nella necessità di recuperare dall’orrore il rispetto perduto, dalla previsione del negativo il positivo”. E’ certo difficile che il destino (soltanto immaginato) delle generazioni future o del pianeta-terra, che non riguarda né me né alcun’altra persona che sia legata a me dal vincolo dell’amore o della convivenza, riesca a esercitare di per sé un influsso dirompente sul mio animo. E tuttavia bisogna fare in modo da farglielo esercitare.

Diversamente dallo gnostico antico - che provava angoscia alla vista di un universo popolato da presenze demoniache e dall’esistenzialista novecentesco - che era assalito dall’angoscia e dall’inquietudine di fronte ad un universo muto e indifferente, l’uomo della società tecnologica avanzata dovrà imparare a provare un profondo ma salutare senso di paura, angoscia, terrore al pensiero dei possibili futuri sconvolgimenti cui andranno incontro le generazioni future. E a questo deve contribuire un’etica del futuro: finché il pericolo è sconosciuto, non si sa che cosa ci sia da salvaguardare e perché. Il saperlo scaturisce, contro ogni logica e metodo, dalla percezione di ciò che occorre evitare, laddove è in gioco la sopravvivenza dell’intera biosfera, ogni forma di minimizzazione dei problemi è esecrabile e colpevole. Anzi, a coloro cui la paura “il timore e tremore” non sembra uno stato d’animo abbastanza “decoroso” per la condizione umana, non dovremmo mai affidare il nostro destino.

Quando per paura - che per natura fa parte della responsabilità - non s’intende tuttavia la paura che dissuade dall’azione, ma quella che esorta a compierla, che è poi la paura che si prova per ciò di cui abbiamo la responsabilità. Hobbes “faceva della paura il primum movens della ragione nelle faccende del bene comune”: “In una situazione quale ci sembra essere l’attuale, lo sforzo consapevole nell’alimentare una paura altruistica in cui, insieme al male, appaia chiaramente anche il bene – la paura diventerà il primo dovere preliminare di un’etica della responsabilità storica”. La situazione di grave pericolo in cui vivono, negata o elusa, influisce negativamente sulla facoltà di percepire la realtà: il pericolo ha superato per così dire la soglia di percezione. La cecità nei confronti dell’apocalisse è quindi espressione di un’incapacità oggettiva di fondo di affrontare cognitivamente ed emozionalmente ciò che non è percepibile e definibile, ovvero il mostruoso. Questo “gap prometeico” (o “dislivello prometeico”), che segna il rapporto dell’uomo con le cose da lui prodotte, formando degli analfabeti emozionali, può avere tuttavia delle conseguenze devastanti per la sopravvivenza della vita sulla terra. Il mostruoso (che è troppo grande per noi) non ci lascia infatti soltanto freddi, ma non riesce minimamente a toccarci e a scuoterci. E una minor capacità percettiva dei pericoli porta con sé una minor capacità di provare angoscia di fronte ad essi. Per questo il nostro tempo può essere definito come “l’età dell’incapacità di provare angoscia”. Tratto da Angoscia di Roberto Garaventa (2006, 152 p. Ibis editore)

Si inizia venerdì 21 ottobre alle ore 16.30 con una introduzione musicale per violoncello a cura di Alan DI LIBERATORE cui seguiranno i lavori del Festival alle ore 17.30 con l’intervento di Stefano TRINCHESE, Prof. Storia contemporanea Università Chieti-Pescara sul tema: “Timore del potere e liberazione dalla paura: un percorso storico e ideologico”. A seguire Roberto GARAVENTA, Prof. Storia della Filosofia contemporanea Università Chieti-Pescara parlerà: “In difesa della paura”.

Il secondo pomeriggio, sabato 21 ottobre, alle ore 16.30, vedrà il contributo di Silvia BONINO, Prof. Emerito di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione Università di Torino, sul tema: Stare sul limite. Le relazioni di coppia tra natura e cultura“. Seguirà Maria Cristina MARCHETTI, Prof. Sociologia dei fenomeni politici Università la Sapienza Roma, con: “Cittadinanza europea, libertà di circolazione e spazi globali”. A seguire Gian Luca FAVETTO, Scrittore Drammaturgo con: “La paura ha paura di me“.

Domenica 23 ottobre alle ore 10.30 avranno inizio gli appuntamenti della giornata con Valentina Maria DONINI, Ricercatore di Diritto privato comparato presso la scuola nazionale dell’Amministrazione Roma con una riflessione: “Tra diritto e tradizione: il ruolo della donna nella sponda meridionale del mediterraneo”. A conclusione dei lavori della mattina Fabrizio MICHETTI, Prof. di Anatomia Umana Università Cattolica del Sacro Cuore Roma, illustrerà: “Le ragioni del cervello”. Alle ore 16.30 i lavori riprenderanno con Maurizio FERRARIS, Prof. Università di Torino che affronterà il tema: “Non avere paura della paura?” Seguirà la Tavola Rotonda sul tema: “Costruire una speranza: i corridoi umanitari” con la partecipazione di Ilaria VALENZI, Avvocato, Corridoi umanitari FCEI Roma, Alessandra BALLERINI, Avvocato, Diritti civili e Paolo PIGNOCCHI, vice presidente di Amnesty International Italia, coordinati da Claudio PARAVATI, Direttore della Rivista “Confronti”, affronterà questa importante tematica, instaurando di seguito un dialogo anche con il pubblico presente. A chiudere la tre giorni, la ASSEGNAZIONE DEL PREMIO “Laici per il Mediterraneo 2016”. Consegna il premio il Presidente della Croce Rossa Italiana del Comitato di Cepagatti. Comitato che ha organizzato la #Humanity4Refugees, Missione Umanitaria che nel giugno 2016 ha consegnato aiuti per soccorrere le migliaia di persone contenute all’interno dei campi di accoglienza ai confini tra la Grecia e la Macedonia (Fyrom), consegnando beni di primissima necessità destinati perlopiù a donne e bambini.

Durante il Festival: venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 ottobre 2016, nella sala Cascella (retrostante la sala Tosti che ospita il Festival), piano terra, sarà allestita la Mostra fotografica che racconta, con gli scatti dei fotografi Lorenzo Di Gregorio e Ibrahim Malla, la Missione Umanitaria in Grecia. INFO www.cricepagatti.it/Humanity4Refugees.htm.

"Laicità CINEMA"

Il Festival è stato preceduto da tre appuntamenti denominati “Laicità CINEMA” curati dall'A.C.M.A. Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese (www.webacma.it) in collaborazione con il Festival del documentario d’Abruzzo (www.abruzzodocfest.org/), che ha operato la scelta dei film documentari proiettati e anche la presentazione dei lavori scelti prima di ciascuna proiezione. Gli incontri si sono svolti presso la sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara. Sono stati presentati: venerdì 30 settembre 2016 INSEGUIRE IL VENTO/CHASING THE WIND di Filippo Ticozzi venerdì 7 ottobre 2016 L’UOMO SULLA LUNA di Giuliano Ricci venerdì 14 ottobre 2016 YOUNG SYRIAN LENSES di Ruben Lagattolla Sui criteri che hanno guidato la scelta dei titoli, il presidente dell'Associazione A.C.M.A., Chiara Manni, ha dichiarato: “Abbiamo voluto affrontare il tema del Festival di quest’anno “Non avere paura della paura” con tre lavori che hanno al loro interno, ovviamente con diversi punti interpretativi, la paura. Il primo documentario affronta il tema della morte attraverso le immagini di chi per lavoro la osserva ogni giorno rubandole alcuni momenti prima del nulla. Nel secondo emergono le paure ataviche e popolari di un piccolo villaggio della Sardegna attraverso i frammenti di un mondo perduto in cui morte e violenza sono elementi quotidiani. Nell’ultimo documentario, patrocinato da Amnesty Italia, i giovani reporter e i media-attivisti di Aleppo rischiano la vita per raccontare l’orrore della guerra”.

“Laicità ARTE”

Il Festival è stato preceduto anche da tre appuntamenti curati da Giovanbattista Benedicenti e Simone Ciglia. Gli incontri si sono svolti presso la sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara. Sabato 1 ottobre Il campo espanso. Arte e agricoltura in Italia dagli anni Sessanta a oggi. Simone CIGLIA Sabato 8 ottobre Shakespeare attraverso la pittura. Giovanbattista BENEDICENTI Sabato 15 ottobre La natura nel Romanticismo: il pittoresco, il sublime, il notturno. Giovanbattista BENEDICENTI.

Il Festival mediterraneo della laicità a Beirut, in Libano. La Fondation Tyr, libanese ed il Programma Med 21, tunisino, assegneranno a Silvana Prosperi il Premio Elissa - Didon. Questo riconoscimento premia due personalità della sponda nord e sud del Mediterraneo distintesi per l'apporto dato alla promozione della condizione femminile. A Silvana Prosperi, ideatrice e curatrice del Festival mediterraneo della laicità, viene conferito con la motivazione di aver contribuito a promuovere la dimensione culturale della laicità e del dialogo nel Mediterraneo. Cos’è il Premio Elissa - Didon della Fondation Tyr Il premio della Fondazione Tyr è stato ideato per la promozione della condizione della donna nel Mediterraneo è destinato a distinguere e onorare il contributo significativo di una personalità femminile o istituzione che opera per il rafforzamento e l'uguaglianza di possibilità e affermazione del ruolo delle donne nella società del bacino del Mediterraneo. Questo è un premio annuale che premia due vincitori provenienti dalle due sponde del Mediterraneo: uno dei Nord e Sud. La prima edizione del Premio si è svolta nel corso di una cena di gala nel prestigioso Museo dell’Acropoli di Atene il 12 ottobre 2014, in presenza di eminenti personalità. Insolitamente per la prima edizione del Premio Dido-Elissa sono stati assegnati quattro premi a: Lady Yvonne COCHRANE (Libano) in riconoscimento del suo impegno alla difesa e conservazione del patrimonio libanese, la signora Rodi Kratsa (Grecia), in riconoscimento del suo sostegno per la promozione delle donne nel Mediterraneo, la signora Cherifa Kheddar (Algeria) in riconoscimento della sua lotta contro gli abusi famiglie di terrorismo, la signora Souhair Belhassen (Tunisia) in riconoscimento della sua lotta per i diritti di uomini e donne. Per la seconda edizione, sono stati assegnati i premi a Theofila signora Martinez (Spagna), membro del parlamento ed ex sindaco Cadice in Spagna per i suoi altissimi meriti a favore della cultura e del patrimonio in Phenicien Cadiz City; e alla signora Khadijah El Salame (Yemen) regista yemenita che si batte per i diritti delle ragazze minori che cadono preda della violenza. La premiazione si è svolta nel Parlamento Europeo a Bruxelles sotto gli auspici e alla presenza del Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz che ha presentato il premio a 15 parlamentari.

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