"L'Altrove Segno e Identità" in mostra al Mediamuseum fino all'11 luglio 2016

Leonardo Paglialonga
14/06/2016
Arte
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Sabato 11 giugno alle ore 17.30, presso il Mediamuseum di Pescara si è inaugurata una interessante mostra d’arte contemporanea dal titolo “L’Altrove Segno e Identità”. L'esposizione curata dal critico d’arte Claudio Crescentini e organizzata dalla Fondazione Edoardo Tiboni per la Cultura in collaborazione con l’associazione Roma Centro Mostre, resterà aperta fino all'11 luglio e potrà essere visitata tutti i giorni, domenica e festivi esclusi, dalle 10,30 alle 12,30 e dalla 17 alle 19.

Una iniziativa artistica in cui si è polarizzata l’attenzione sulla figura della donna, vista attraverso una selezione di artiste che si sono confrontate su un tema sempre di grande attualità e interesse.  La donna, dunque, nell’attualità dell’essere artista oggi e seguendo l’insegnamento di Jacques Lacan, viene verificata, nella presente mostra, per il tramite di una mirata selezione di artiste del XX e XXI secolo, mediante le quali l’approccio curatoriale si estrinseca nella multidisciplinarietà e interdisciplinarietà dei lavori presentati. Il risultato è la presenza di 10 artiste, di varie generazioni, culture e “identità” che si confrontano su un tema storico e di grande attualità.

La mostra, infatti, si snoda, anche grazie ad un allestimento studiato in funzione del particolare spazio espositivo, dal valore installativo di Candy Candy alla pittura di Bertina Lopes, Camelia Mirescu e Daniela Ventrone, passando per il collage di Paola Ponzellini. Dalle creazioni extra-pittoriche di Laura VdB Facchini e di Yayoi Kusama a quelle cromatico-performative di Cinzia Fiaschi, oltre alla fotografia di Tina Modotti e alla poesia di Patti Smith.

Dal femminismo ai gender studies le donne artiste, soprattutto dagli anni '60 in poi, hanno assunto una loro autonomia e specificità, non contraria o in opposizione a quella maschile, ma appunto Altra. Tanto che L’Altrove teorizzato da Lacan nel Seminario V (1957) come nuovo ritratto del desiderio – il «desiderio dell’Altrove» lo chiama – non riflette più la sua dimensione oggettuale e unicamente sessuale, di «desiderio sessuale», come avrebbe detto Freud, ma richiama, per via complementare, proprio la sfera intellettuale e quindi creativa, perciò artistica, della donna e, nel nostro specifico, della donna artista. Se Lacan con le sue teorie mette in luce la secondarietà psicologica del desiderio femminile come inseguimento disperato di un «oggetto del soddisfacimento» che non esiste, da altro lato rafforza proprio la specificità del desiderio femminile appunto come apertura verso L’Altrove, come trascendenza, invocazione di un’altra possibilità rispetto a quella dell’esistente rispecchiabile e verificabile anche nell’arte, nel fare arte. Del resto non è affatto un caso trascurabile che Lacan abbia proposto di tradurre il termine tedesco che in Freud definisce il desiderio – Wunsch – con il termine francese Voeu, voto, vocazione, quasi come nel senso della “vocazione del fare arte” – fare Altro – molto spesso espressa dalla critica d’arte del XX secolo.

In questo senso la mostra si pone come ponte, passaggio fra l’Altro e L’Altrove da intendere quindi come spinta propulsiva della creatività e, nel presente caso, della creatività artistica, verificata anche sulla tecnicità e il tecnicismo delle opere delle donne artiste presentate, quasi senza soluzione di continuità fra una tecnica e l’altra, fra una generazione e l’altra.

Pensiamo ad esempio alle installazioni socio-politiche della giovane street artist newyorkese Candy Candy poste a confronto con lo studio e la lavorazione delle stoffe trasformate e ricomposte dall’oggettualità fattuale di Laura VdB Facchini, a loro volta aderenti alla ricerca delle parole come suono di Patty Smith. Così come per quello che concerne il rapporto visuale con i collages e il decor di Paola Ponzellini che, a sua volta, tratta le carte proprio con una delicatezza che rimanda alla parola poetica. Nello stesso tempo si veda la raffinatezza e l’intimismo dei recenti telieri-composizioni archetipali e segnici di Yajoi Kusama in rapporto con la figura colta e raffinata, seppur attuale, di Daniela Ventrone, in contrapposizione con i “segni” etnici e di antagonismo culturale di Bertina Lopes che a loro volta si rifrangono nella concettualità azionista e cromatica di Cinzia Fiaschi. Così come nelle creazioni pittoriche di Camelia Mirescu elaborate sul contesto simbolico della “Quadratura”, segno ermetico dell’essere appunto donna/artista. Ricollegabile quindi con il senso e la prospettiva “a scatola” della scelta d’immagine e di vita di Tina Modotti.

In una serie continua di rimandi, rifrangenze, compresenze e concettualità, le artiste presentate in questo Altrove fanno in modo che appunto il concetto di essere donne acquisisca il senso stesso primario dell’essere artiste oggi. Anche collegandosi espressamente al Segno dell’Identità dell’essere donne artiste e contemporanee. Creative e rappresentative quindi di un universo artistico e multimediale specificatamente libero e universale.

 


 

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