Como e Avellino rappresentavano l’ultima spiaggia disponibile, prima dell’inevitabile naufragio, dove lo stanco Delfino poteva e doveva approdare. Sei punti a disposizione, incamerati con qualche difficoltà, un pizzico di fortuna ed errori arbitrali, a favore e contro, quasi imbarazzanti, che ci ricordano come anche i giudici di gara, al termine di una lunga e faticosa stagione, probabilmente, così come i giocatori, hanno i loro periodi di crisi, che comportano una scarsa lucidità anche di fronte a scelte apparentemente di semplice comprensione. Il raddoppio di Gianluca Caprari al 38’ della sfida contro gli Irpini, clamorosamente e ingiustamente annullato dalla topica svista di uno dei collaboratori dell’arbitro Davide Ghersini, sarebbe potuto costare caro ai biancazzurri, ma evidentemente il debito accumulato nelle ultime settimane con la buona sorte, in quest’occasione è servito a equilibrare l’errore suddetto.
La linea verde, anzi verdissima, schierata al Partenio da Massimo Oddo, più per necessità che per scelta, va detto, ha prodotto frutti davvero insperati alla vigilia, quando il solo Mister, al solito ottimista e mai vittimista, ostentava una sicurezza che, soprattutto alla luce delle ultime disastrose prove in fase difensiva, appariva quasi paradossale. Invece la doppia V degli acerbi Davide Vitturini e Christian Ventola, coadiuvati da un Rolando Mandragora ormai più a suo agio nel ruolo di centrale difensivo piuttosto che in quello di play di centrocampo e da un Michele Fornasier a fare da chioccia, nonostante abbia solo 22 anni, autore tra l’altro, proprio lui, dell’unico errore dell’incontro, causa del momentaneo pareggio irpino a inizio ripresa, ha avuto effetti positivi, grazie anche alla magistrale prestazione di Simone Aresti, ormai titolare inamovibile, che sta vivendo il miglior periodo della sua carriera alla “veneranda” età di anni 30.
La zona play off, alla vigilia degli ultimi due match incredibilmente abbandonata dal Pescara, è stata ora recuperata, nonostante anche le compagini rivali, continuino, più o meno tutte, a macinare punti su punti. Certo, stante la perdurante defezione del cardine difensivo che porta l’altisonante nome di Hugo Campagnaro, calendario alla mano, alla vigilia di ben quattro scontri diretti consecutivi, potremmo schernirci con un … “il meno è fatto”; obiettivamente, al momento, le avversarie del Delfino alla corsa dell’ultimo posto disponibile, lasciato libero dall’inafferrabile duo Crotone/Cagliari (nonostante i sardi dopo l’infortunio del nostro ex, Federico Melchiorri, appaiano in leggera difficoltà), per salire nella Massima Serie, sembrano maggiormente attrezzate e decise a conquistarlo. Nell’arco di quindici giorni, dal prossimo anticipo serale di venerdì 15 e fino a sabato 30 aprile, incontreremo rispettivamente il Cesena, lo Spezia, il Brescia e la Virtus Entella. Insomma, se alla fine di questo mese, prima di affrontare gli ultimi tre, abbordabilissimi match, il team biancazzurro riuscirà a mantenere l’attuale posizione in classifica, potremo con un discreto ottimismo iniziare a prepararci, per il secondo anno consecutivo, alle sfide decisive dei play off promozione.
E’ forse ancora prematuro affermarlo con certezza ma, giornata dopo giornata, appare sempre più evidente come l’autentico crocevia di questa stagione, sia stato l’incontro inopinatamente perso dal Pescara al Sant’Elia di Cagliari, che ha consentito ai sardi, invero già in fase calante, di allungare definitivamente in classifica, al contempo si è rivelata come una devastante “mazzata” psicologica per Oddo e i suoi uomini, che solo ora, a distanza di quasi due mesi, sembrano finalmente sulla via del recupero. Il Pescara in versione baby deve rappresentare, a nostro parere, l’unica possibile risposta a una crisi da lasciarsi alle spalle, non senza rammarico per quella che sarebbe potuta diventare una nuova favolosa cavalcata vincente, che avrebbe collocato l’attuale Mister nell’ideale Hall of Fame biancazzurra.
Inutile piangere sul latte versato e proviamo a concentrarci, sperando con qualche soddisfazione, sul finale di stagione, giacché ormai “questo Calcio”, per quanto riguarda almeno le realtà di provincia, è fatto di momenti, periodi d’oro che si alternano ad altri bui, spesso condizionati dalle gestioni di affaristi che si muovono, da spietati cacciatori, in questa realtà, che di sportivo ha sempre meno; tra una partita e l’altra, i maggiori argomenti di discussione vertono sui bilanci, sul mercato e sui futuri ingressi societari, come quello che, da alcuni giorni, individua la famiglia Moggi, interessata ad acquisire quote e diritti societari del Delfino. Ai veri tifosi piacerebbero gestioni a carattere più locale, magari meno ambiziose, ma compensate da quella antica e sana passione che può compensare le mancanze economiche, ma tant’è, la realtà attuale non concede sogni di questa natura, come anche i recenti scontri in Tribunale fra coloro che gestiscono le sorti del calcio pescarese, hanno ampiamente dimostrato. Detto, doverosamente, ciò, la parola, anzi, i calci al pallone, spettano ora al campo, il sogno, nonostante tutto, per ora continua.