Precari Asl, Sospiri: " La risoluzione di Forza Italia resa vana dal Governatore D'Alfonso"

Forza Italia
31/03/2016
Attualità
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“Il Governatore D’Alfonso sa da oltre un anno di dover stabilizzare i precari della Asl abruzzese, circa mille, e lo sa da quando il Consiglio regionale ha approvato la risoluzione presentata da Forza Italia con la quale abbiamo fermato il colpo d’accetta con cui il Governo Pd stava mandando a casa quei lavoratori. Con il nostro documento, abbiamo infatti stabilito che il Decreto numero 5 firmato dal presidente-Commissario D’Alfonso, teso a ridurre la spesa del personale nella sanità abruzzese al 50 per cento di quanto speso nel 2009, dovesse essere rivisto e integrato, stabilendo che tale obiettivo doveva essere raggiunto gradualmente, tenendo conto dei tempi tecnici necessari per indire i concorsi e per l’assunzione di figure professionali a tempo indeterminato, garantendo sempre i livelli adeguati di assistenza ai malati ed eliminando il precariato. Peccato che il Governatore, al solito, abbia volutamente ignorato il provvedimento per condannare le casse regionali a sostenere la class action lanciata ora dal Codacons”.

A dichiararlo è il Capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo, Lorenzo Sospiri, ricordando la risoluzione presentata con i consiglieri regionali Mauro Febbo e Gianni Chiodi.

“Il Decreto 5 del 2015 – ha spiegato il capogruppo Sospiri – stava di fatto determinando lo smantellamento di mille contratti a tempo determinato, figure strategiche all’interno dei nostri ospedali, un provvedimento che avrebbe mandato al collasso le stesse strutture sanitarie. Peraltro un decreto rigido nel quale si diceva ciò che le Asl avrebbero dovuto fare per portare la spesa per il personale al 50 per cento della spesa complessiva sostenuta dalla Regione, e richiamando l’attenzione dei Direttori generali sul fatto che, il mancato rispetto dei limiti, ovvero per chi avesse rinnovato, eventualmente, i contratti dei precari, ‘avrebbe costituito un illecito disciplinare e avrebbe determinato responsabilità erariali’. Parole chiare che di fatto nessun Direttore generale sarebbe stato disposto a non rispettare, esponendo se stesso a tali danni, ma con il rischio concreto di far collassare i nostri stessi nosocomi perché comunque la pesante sforbiciata avrebbe riguardato medici, infermieri, ma anche addetti alle pulizie, assistenti e amministrativi: 400 nella Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, 336 nella Asl di Teramo, 150 della Asl di Pescara e 100 della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti. La cancellazione di quei mille posti di lavoro avrebbe reso difficile, se non impossibile, salvaguardare i servizi sanitari e l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, determinando grossi problemi nel barellaggio, nel trasporto pazienti, oltre che nelle sostituzioni del personale medico in caso di assenze per lunghi periodi di malattia o gravidanza. Con la nostra risoluzione, approvato il 21 aprile 2015 in Consiglio regionale, abbiamo inteso restituire ossigeno al nostro sistema sanitario e dare un minimo di serenità a mille lavoratori precari stabilendo che gli obiettivi fissati nel decreto, ossia il taglio della spesa per il personale sino al 50 per cento di quanto speso nel 2009, doveva essere raggiunto in maniera progressiva, concedendo il tempo necessario per indire e svolgere i concorsi tesi al reperimento di figure professionali a tempo indeterminato, senza mai far venir meno, nel frattempo, i livelli adeguati di assistenza, consentendo dunque agli stessi Direttori generali di operare scelte sul personale che tutelino esclusivamente gli interessi dei pazienti. Purtroppo quel Decreto e quella risoluzione sono rimasti lettera morta, e oggi la Regione Abruzzo del Governatore D’Alfonso, inadempiente, ha esposto le casse pubbliche a subire la class action lanciata dal Codacons in seguito a una sentenza della Corte di Cassazione che lo scorso 15 marzo ha sancito il diritto dei precari degli ospedali, stabilendo che le Aziende sanitarie non possono fare continuo ricorso al rinnovo dei contratti a tempo determinato senza procedere con i concorsi”.

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