Sono arrivate stanotte le arance che provenienti da piccoli produttori biologici calabresi che Rifondazione Comunista e Giovani Comunisti di Pescara vendono per sostenere chi non ricorre a lavoro nero e non si piega alle mafie.
Nel nostro Paese ogni anno migliaia di schiavi della terra vivono e lavorano in condizioni disumane, la Flai Cgil (Federazione Lavoratori AgroIndustria) ha stimato che ogni anno sono circa 400mila i lavoratori vittime dello sfruttamento. È balzata alle cronache nazionali la notizia di braccianti nella provincia di Cosenza impiegati per un euro all'ora nella raccolta degli agrumi, ma non si tratta di casi isolati. Caporalato e lavoro nero sono la regola nella raccolta delle arance in Calabria come dei pomodori in Puglia, tanto delle mele in Trentino quanto dell'uva in Piemonte e degli ortaggi nel vicino Fucino.
Ghetti senza acqua né luce, guerra tra poveri e sfruttamento, è questa la lunga filiera che porta il "Made in Italy" sugli scaffali del mondo garantendo i profitti alle grandi aziende e lasciando le briciole per tutto il resto. La grande distribuzione stabilisce il prezzo di acquisto dai produttori, un prezzo-ricatto che le imprese sostengono con l'abbattimento dei costi di manodopera, il lavoro nero e grigio, la criminalità organizzata e il caporalato a dettar legge. Inoltre con la crisi economica sono accelerate le dinamiche di abbandono dei campi e accaparramento delle terre, i piccoli produttori e i contadini sono costretti a vendere la terra o buttare i raccolti.
In risposta a tutto questo anche quest'anno Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti di Pescara hanno deciso di distribuire tramite un canale del tutto auto-organizzato le arance biologiche di piccoli produttori calabresi che hanno intrapreso un cammino diverso per una produzione etica libera da mafia e sfruttamento. Per offrire un'alternativa praticabile ai piccoli contadini, per far capire coi fatti che la soluzione alla crisi non nasce dallo sfruttamento verso chi è più debole ma da solidarietà e cooperazione sociale. Per i braccianti immigrati, per favorire l'emersione dal lavoro nero grazie all'applicazione ai produttori di un prezzo equo che ne consente la regolarizzazione. Per la resistenza contadina, per contrastare l'accaparramento di terre ad opera di speculatori e multinazionali.
Le arance sono in distribuzione presso la sede di Rifondazione comunista in via Tedesco 8, il ricavato della vendita sarà destinato alla ricostruzione della città curda di Kobane. Un anno fa, il 26 gennaio 2015, dopo un lungo e sanguinoso assedio dell'Isis la città veniva liberata grazie alle Unità di Autodifesa del popolo curde. Nel Rojava, regione autonoma del Nord della Siria, da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale,Kobane non è solo una città, è un simbolo di libertà e determinazione, è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza. Oggi la nuova sfida è la ricostruzione, dei suoi edifici ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro.
Per partecipare all'iniziativa è possibile prenotare la propria cassetta da 5 kg al costo di 8 € tramite i riferimenti indicati di seguito, nei prossimi mesi verranno messe in campo altre pratiche per avviare un circuito solidale tra attivisti, associazioni e cittadini per difendere il lavoro e salvare la terra.
La bandiera sullo sfondo delle foto allegate è quella dei nostri compagni curdi del PKK di Ocalan.