Tanto tempo fa, poco dopo l’abbattimento della fortezza, Pescara si dotò di una piazza elegante e romantica, uno spazio popolato da fontane, alberi e persino ville di marchesi.
Questa piazza esiste ancora, anche se negli ultimi decenni è stata violata al punto da renderla irriconoscibile: si tratta di piazza Emilio Alessandrini, un tempo nota come piazza XX Settembre.
Circondata da palazzine liberty e abbellita da una fontana monumentale (la quale già nel 1910 vi aveva portato l’acqua della Majella), la vecchia piazza si apriva con una stele dedicata ad uno dei pescaresi (seppur d'adozione) più valorosi di sempre: Ettore Carafa, Duca di Andria e Conte di Ruvo, vissuto a pochi metri di distanza e assurto al vertice della Repubblica Napoletana che nel 1799 aveva tentato (invano) di ribellarsi all’assolutismo borbonico.
Nonostante l’abbandono e l’indecoroso degrado circostante, il monumento al Conte di Ruvo è tuttora ben visibile a chi transita per l’omonima via, recando sul suo retro l’unico stemma della Pescara pre-unitaria ancora visibile in città.
Sfortunatamente, nell'epoca del frenetismo edilizio post bellico, la piazza fu condannata a morte “per grigiore” il 10 Febbraio 1949, quando il Comune approvò la costruzione dell’allora nuovo (ed oggi vecchio) tribunale proprio al centro della stessa.
In seguito alla chiusura di quest’ultimo nel primo XXI secolo, la piazza è definitivamente caduta in una crisi di identità aggravata da un profondo degrado. Eppure non ogni speranza è perduta: ben 7 degli originali 11-12 edifici che circondavano la piazza sono ancora intatti, sebbene oscurati dalla mole dell’ex tribunale. Anche l’antica stele è ancora lì, sebbene circondata da graffiti e sporcizia, specchio della considerazione nutrita dai Pescaresi verso il proprio passato.
La zona potrebbe inoltre custodire reperti archeologici, vista la sua vicinanza all’antico centro cittadino, al tracciato delle mura medievali di Pescara (che correva sull’odierna via Conte di Ruvo) e di quelle cinquecentesche (che giungevano nei pressi di via Italica).
Forse allora non è del tutto folle immaginare che in una Pescara futura e più consapevole della propria storia, questo spazio comune potrebbe essere restituito al suo vecchio splendore: basterebbe trasferire il MediaMuseum (magari in uno dei vari palazzi vuoti del centro moderno), rimuovere la cicatrice del vecchio tribunale, restaurare il monumento alla memoria del Conte di Ruvo, fare ricerche archeologiche e dare una nuova destinazione alla piazza, magari facendone un polo di attrazione per studenti della vicina università.
Perchè l’essenziale sia ancora una volta visibile agli occhi.