La storia di Cetteo è avvolta nel mito, le notizie intorno alla sua vita sono tratte unicamente da una “passio” (antico racconto del martirio di un santo) ampiamente leggendaria nella quale sono contenute, però, alcune tradizioni locali riferentisi al tempo delle invasioni longobarde in Italia, probabilmente attendibili.
LA VITA DI CETTEO
Cetteo, secondo questa fonte, era un giovane dalmata che ,nel suo paese nei pressi di Spalato, era destinato ad imparare uno dei mestieri che si esercitavano nei suoi luoghi :pastore, boscaiolo o allevatore di cavalli, ma lui sapeva leggere e scrivere e si sentiva mortificato nella sua intelligenza. Ancora giovanissimo un giorno decise di recarsi al porto di Spalato in cerca di lavoro. Il padrone di un veliero ,che portava legname sulle coste italiane ,gli offrì la possibilità di imbarcarsi come scrivano di bordo. La mattina dopo il bastimento prese il mare e, dopo 20 ore di navigazione, entrava nel porto di “Piscaria”. Il ragazzo , una volta sbarcato, non sapendo dove andare , entrò nella chiesa che si trovò sulla strada quella dei Santi Leguziano e Domiziano, assistette alle funzioni e poi si avvicinò al sagrestano e gli chiese un lavoro. Fu addetto alla pulizia del tempio. Per la sua intelligenza e la sua bontà Cetteo fu preso a benvolere da tutti ed imparò a servire la messa , poi la sua vita, data la sua forte personalità , fu in continua ascesa tanto che nel 595, in giovane età, divenne Vescovo e comandante del Forte di Piscaria . Si era nel Medioevo e la Fortezza , assediata dai Longobardi , resisteva sotto gli ordini di Cetteo oltre che per il suo l’impegno e i suoi atti valorosi anche per le estese paludi che con le febbri malariche sterminavano più nemici che il cannone . I Longobardi , rabbiosi per la preda che continuamente sfuggiva alle loro mani , non toglievano l’assedio sperando di prendere il Forte con l’astuzia o con la fame. La cittadella veniva rifornita di viveri e bestiame da contadini che vi giungevano la notte attraverso passaggi sconosciuti agli assedianti. Qualcuno però fece la spia e gli assedianti , una notte di tempesta si mischiarono ai contadini e, raggiunto il corpo di guardia, uccisero i soldati che vi si trovavano e aprirono le porte al grosso dell’esercito longobardo che ebbe così ragione della fortezza. La città fu messa a sacco ed i suoi difensori vennero trucidati. Il vescovo Cetteo fu fatto prigioniero con altri ufficiali e, prima di venire ucciso, fu barbaramente martirizzato e poi trascinato in catene in mezzo ai soldati, ubriachi di vino e di saccheggio, fino al ponte di barche dove con un macigno al collo , venne gettato nel fiume.
Si concluse così la vita di Cetteo con un glorioso martirio per la fede e per la sua città ed il suo nome rimase a simboleggiare lo spirito religioso e patriottico. Dopo la sua santificazione, Pescara e la sua Curia Arcivescovile lo hanno adottato come Santo Patrono, dedicandogli il Tempio Nazionale della Conciliazione, costruito in epoca fascista, sulle rovine della vecchia chiesa di Santa Maria di Gerusalemme in un luogo altamente simbolico per l’ antica Ostia Aterni prima e della altomedievale Piscaria poi.