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Economia e solidarietà nel pensiero di Federico Caffè

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La mattina del 15 aprile 1987, un uomo esce di casa, scivolando nella notte che avvolge la città di Roma. Se il suo aspetto non suscita attenzione, il suo nome è noto negli ambienti universitari: Federico Caffè

Nato nel 1914 a Pescara, laureato con lode in Economia e Commercio, con un tesi discussa con  Guglielmo Masci, perfezionò gli studi, presso la London School of Economics.

Assunto in Banca d'Italia, in seguito, diviene professore universitario. Dal 1954 al 1986, insegna Politica economica e finanziaria in vari Atenei e dal 1959 presso l'Università degli studi di Roma la Sapienza: è un docente competente ed originale.

Persone, sofferenze e solidarietà brillano nel pensiero dell'economista, sostituendo i calcoli con quella parola in grado di offrire una risposta alle necessità delle persone.

Attento conoscitore delle impostazioni economiche di John Maynard Keynes, è un sostenitore dell'intervento dello Stato, in economia, come regolatore del mercato, sostenendo i servizi pubblici e tutelando le fasce sociali più deboli. 

L'intervento pubblico è parte integrante del suo pensiero, volto alla ricerca di una risposta alle sfide del quotidiano.

“Poiché il mercato è un'invenzione umana- scrive nelle sue Lezioni-l'intervento pubblico ne è una componente essenziale e non un elemento distorsivo e vessatorio”.

L'economia che sognava Federico Caffè non si basava sui calcoli, ma sul cuore. Non voleva l'arida perfezione di un sistema, ma che quella macchina camminasse e producesse reddito per tutti. Sognava  la crescita, ma quella vera che passa nelle case e si trova negli scambi economici, fatti di buona fede ed equilibrio. 

Fu un riformista, nel vero senso della parola, quello più alto. 

Le sue idee ed i suoi studi si orientarono all'etica economica, vero contenuto della scienza. 

Fu uno studioso attento alla pagina storica delle dottrine economiche, sapendo ben valutare gli aspetti che toccano le variabili economiche.

Autore sensibile alla realtà, di lui restano molti lavori, fra cui i testi per i suoi corsi, e molti articoli, nei quali spiegò l'economia per la gente comune. 

Stimatissimo negli ambienti ufficiali, svolse la professione come un servizio alla società.

Mente aperta al domani, i suoi studi restano, tuttora, una pietra miliare per tutti coloro che si avvicinano alla ricerca economica.

Non si conosce nulla delle ore nelle quali scomparve, se non il rimpianto di aver perso uno studioso  dalla profonda intelligenza ma di più dal grande cuore.

L'8 agosto 1998 il Tribunale di Roma ne dichiarò la morte presunta.

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