Pasquale "Pascual" DE SIMONE (in realtà il cognome era DI SIMONE) nacque a Penne, in provincia di Pescara, nel 1905 (numero di registro – 260 – dell'anno 1905 del comune di Penne).
I suoi genitori, contadini, lavoravano i terreni di un ricco possidente. Anche se ancora bambino gli atteggiamenti del "padrone" gli risultavano insopportabili.
Poi arrivò la Prima Guerra Mondiale e Pasquale vide partire e non più tornare tanti amici e parenti. La cosa lo segnò particolarmente. Iniziò a pensare che la sua Patria, così piena in quel momento di lotte, contraddizioni e turbolenze, non potesse offrirgli le giuste opportunità per il raggiungimento delle sue ansie di studio e di miglioramento.
A 16 anni lasciò la casa paterna e si fece assumere da una ditta che stava portando a termine lavori stradali. In tre anni mise da parte una discreta somma e così decide di emigrare. Assolto il servizio militare nel 1927, insieme ad un fratello, si imbarcò destinazione Argentina. Durante il viaggio fu autore di una protesta mirata a dare più dignità ai passeggeri di terza classe.
All'inizio fece ogni tipo di umile e duro lavoro. Successivamente fu assunto come operaio nel settore automobilistico, dal 1929 al 1941, ma di sera studiava. Divenne apprezzato rappresentante sindacale con il soprannome di "italianito".
Conseguito il diploma si iscrisse all'Università ma non perse mai i contatti con i suoi colleghi e da lì, parallelamente alla sua attività studentesca, ha continuò le sue attività sindacali come segretario della "Federación de LÃneas de Automóviles Colectivos".
Sopportò con stoicismo le malattie e la povertà ma più forte in lui fu il suo desiderio di conoscenza. Poi finalmente, a 47 anni, l'agognata e meritata laurea in medicina.
Diverrà uno dei più apprezzati dentisti. Si sposò ed ebbe figli.
Nel libro "del Arado al Bisturi" volle raccontare la sua straordinaria avventura ma anche le dure ed indicibili difficoltà legate all'emigrazione. "del Arado al Bisturi" ebbe uno straordinario successo e finì in tutte le librerie e biblioteche argentine.
Una recensione del libro:
"pieno di aneddoti, entusiasmo e ottimismo, dove racconta sinteticamente come le sue aspirazioni sono state soddisfatte; come poteva passare dalla manipolazione dell'aratro rustico ascoltando in silenzio lo stetoscopio e dalle delicate forbici del bisturi, riempiendo così il desiderio supremo dell'autore. Il suo spirito selezionato incanala la penna con la stessa semplicità con cui le sue mani un tempo gestivano gli strumenti del duro lavoro. Il dottor De Simone sente il bisogno di mettersi in contatto con i suoi simili con questo e con altre opere in preparazione, perché la sua anima che ha vissuto e osservato intensamente ha un messaggio profondamente umano da trasmettere".