Il 3 gennaio 1911 in una miniere vicina a Portland, Colorado, si verificò una violenta esplosione durante la quale morirono, a causa dell'incendio, 11 minatori.
I minatori stavano compiendo una particolare e rischiosa operazione (sei italiani, due austriaci, due messicani e un russo) quando alle ore dieci la polvere di carbone si infiammò investendo i poveretti. Urlando per il dolore uscirono rotolandosi per terra e cercando di spegnere il fuoco che bruciava loro i vestiti e le carni; alcuni compagni accorsero e provarono a spegnere le fiamme con coperte. Ma ogni soccorso fu vano.
Ecco le generalità delle sei vittime italiane per come fu diffuso, con qualche imperfezione, dal Consolato italiano:
- Galante Antonio, d'anni 23, da Tocco da Casauria (Chieti) ove lascia il padre e la madre;
- Zappone Vincenzo, d'anni 48,da Caramanico (Chieti) ove lascia la moglie e otto figli
- Rossi Giuseppe, d'anni 59, nato in Offia e già domiciliato in Castel di Croce, comune di Rotella, provincia di Ascoli Piceno, ove lascia la moglie e una figlia
- Cassetta Sebastiano, d'anni 37, da Montà, Cuneo, ove lascia la moglie e tre figli
- Moncalvo Giuseppe, d'anni 23, da Castelnuovo Calcea (Alessandria) ove lascia il padre e la madre
- Ruggero Giovanni, d'anni 37, da Piasco, Cuneo, ove lascia la moglie senza figli
Apparve da subito chiaro che l’incidente fu causato dalla cattiva manutenzione del locale della polverizzazione. Le leggi del Colorado non riconoscevano, in maniera di indennità per infortuni e morti sul lavoro, nessun diritto a vedove o genitori dei superstiti. Ma la tragedia scosse, almeno in parte, l’opinione pubblica e questo portò la proprietà della miniera la “Colorado Fuel & Iron Co.” ad offrire una qualche somma di denaro.
Di certo non bastante e per questo, in attesa del processo, molti familiari delle vittime chiesero, tramite il Consolato italiano, di tornare in patria. Il Console italiano si recò sul posto e visitò le famiglie colpite dalla tragedia e i minatori sopravvissuti. Vivevano come lui scrisse: “in umili e fredde casupole mentre fuori nevicava”. Sempre il Console italiano disse: “Ho provveduto perché le vittime italiane siano sepolte l’una vicina all’altra nel cimitero di Florence con questa iscrizione:
“In memoria delle sei vittime italiane dell’esplosione di Portland del 3 gennaio 1911, il Regio Consolato e gli italiani di Portland e di Florence, Colorado”.
Nella vicina Starkville fu abbrunata la bandiera dai membri della Società italiana di mutuo soccorso “Garibaldi” e fu aperta una sottoscrizione per aiutare le famiglie dei “fratelli minatori”. Finiva così, in tragedia, il sogno americano dei due abruzzesi.
Vincenzo Zappone nacque a Caramanico, il 20 giugno del 1864, dal quarantanovenne Venanzio e dalla trentasettenne Rosaria Martino (entrambi contadini). Sposò il 1887 Liberata Zigrossi. Giunse negli Stati Uniti nel 1905 e sbarcò ad “Ellis Island” dal piroscafo “Madonna”.
Antonio Galante nacque a Tocco da Casauria, in via Croce, il 6 novembre del 1888 dal ventiseienne Francesco e dalla ventitreenne Antonia De Ingeniis (entrambi contadini).
Oggi li riportiamo, almeno nella memoria, nella loro terra.