Ebbene eccoci ancora qui con voi, per la quinta stagione consecutiva accompagneremo le gesta calcistiche del Pescara attraverso questo nostro editoriale d’inizio settimana. C’eravamo lasciati esattamente tre mesi fa con l’ultimo Lunedì del Delfino di una stagione conclusasi malamente, sconfitti nelle semifinali play off da un Verona tutt’altro che trascendentale, successivamente capace d’imporsi poi in finale sul Cittadella, meritandosi pertanto l’immediata risalita in serie A.
Dal punto di vista statistico, quello appena iniziato è un campionato di B molto particolare e significativo per i colori biancazzurri: si tratta infatti della 39ª stagione disputata nella cadetteria. Staccate Monza e Padova (assenti e ferme a quota 38), il Pescara si ritrova pertanto al sesto posto assoluto e solitario nella graduatoria delle presenze all time. Ciò che renderà però davvero unica e memorabile questa partecipazione (a prescindere dal risultato finale) è che la società adriatica sarà quest’anno, fra tutte e venti le squadre al via, la primatista storica! Le cinque compagini che la precedono per numero di presenze (Brescia con 61, Verona 53, Modena 50, Bari 46 e Palermo 45) sono infatti, per motivi diversi, tutte assenti. Insomma, almeno in fatto di esperienza maturata sul campo, il Delfino non avrà rivali per l’intera durata del campionato.
Certo, dopo aver assistito al davvero pessimo debutto dell’altro ieri, sconfitta piuttosto netta a Salerno per 3 – 1, ci rattrista dover immaginare che quella sopra descritta potrebbe rappresentare l’unica soddisfazione (!) da portare a casa a fine stagione. Il discreto avvio in Coppa Italia, condito dal faticoso passaggio del secondo turno, in casa, a spese del Mantova (compagine, ricordiamolo, militante in serie D) e dalla sconfitta al terzo, in casa del favorito Empoli dell’ex Leonardo Mancuso, ma solo ai supplementari, avevano lasciato supporre un miglior esordio in campionato. In verità l’Arechi di Salerno è sempre stato un terreno storicamente ostico per i colori biancazzurri, il che potrebbe per il momento parzialmente consolarci. Si tratta poi, in ogni caso, ancora di calcio estivo, con una preparazione fisica alle spalle che non rende giustizia alle prestazioni di molti atleti e, soprattutto, con un mercato ancora in pieno fermento e calciatori in campo e in tribuna, ma con la valigia già pronta.
Assenti parecchi dei potenziali titolari previsti e con un faro come Brugman (titolare sabato nella sua nuova squadra, il Parma, già all’esordio contro i campioni d’Italia della Juventus) da sostituire, la formazione che il nuovo tecnico biancazzurro, Luciano Zauri, ha fatto scendere in campo contro la Salernitana di Giampiero Ventura, è apparsa lontana parente di quella, pur non trascendentale, ma solida, dello scorso anno. Soprattutto i più giovani hanno completamente fallito l’occasione per mettersi in vetrina, tant’è che la “baracca”, almeno fino alla seconda marcatura campana, l’avevano retta i più anziani, a partire proprio da Campagnaro, sua la rete del momentaneo pareggio. Anche Del Grosso, almeno finché ne aveva, ha provato a tenere in piedi il risultato, financo, addirittura, quel Bruno, che forse, proprio perché visto come il raccomandato del gruppo (ricordiamo che è il genero del presidente), quanto meno riesce a dare l’anima a centrocampo, pur mostrando quegli evidenti limiti tecnici ormai ben noti. Diciamo pure che, anche alla luce delle forti motivazioni che gli avversari, c’era da immaginarlo, avrebbero messo in campo, ancor prima di partire per Salerno si poteva facilmente intuire quanto sarebbe stato difficile portare a casa un risultato positivo. Ci saremmo però aspettati un Delfino più determinato e di scoprire come avrebbe impostato la sua squadra il giovane tecnico biancazzurro: nulla di tutto questo invece, quasi che gli undici schierati non sapessero nemmeno cosa fare e come condurre il gioco. Insomma, quello che ormai si può considerare come uno dei marchi di fabbrica dell’era Sebastiani, ovvero “scommettere” ogni anno su nuovi tecnici e giocatori, fa temere ciò che, a rigor di logica, la statistica chiaramente prevede: a volte può andare bene, altre male. Se è vero che una rondine non fa primavera e una sconfitta (così come, al contrario, un’eventuale vittoria) non può assegnare etichette di alcun tipo, possiamo però, a giusta ragione, segnalare i novanta minuti giocati l’altro ieri come un preoccupante campanello d’allarme.
Questi ultimi giorni di mercato vedranno sicuramente la società correre ai ripari, si spera con giocatori motivati e di qualità. Sarà però sufficiente quest’ultimo sforzo economico (non che ne abbia fatti parecchi finora …) per consegnare al giovane tecnico abruzzese una Rosa all’altezza delle aspettative? Siamo poi certi che Zauri fosse già pronto ad assumersi la responsabilità di guidare una formazione professionistica, per di più in una piazza esigente come quella pescarese? Dopo aver vinto il campionato Primavera 2 lo scorso anno, a nostro avviso sarebbe stato più saggio fargli disputare un’altra stagione con i giovani, stavolta dovendo affrontare formazioni blasonate nel Primavera 1, prima del grande salto con i “grandi”. Ma noi siamo solo dei cronisti, non possiamo conoscere le dinamiche societarie, che certamente avranno ben valutato il da farsi, scegliendo il meglio per questa gloriosa (quest’anno più che mai come scritto all’inizio) società, nel pieno rispetto della tifoseria e dell’ambiente. Concentriamoci quindi sul prossimo impegno, che vedrà il Pescara debuttare all’Adriatico, domenica prossima con inizio alle ore 18, contro il neo promosso Pordenone. Un eventuale secondo passo falso, tra l’altro alla vigilia della prima sosta, potrebbe già creare importanti problemi di ordine psicologico in seno alla squadra, in considerazione anche del successivo impegno: l’ostica trasferta di Cosenza.