29 Novembre 2016, presso l'AURUM, si è svolto il Convegno: "Il Social Housing Cooperativo - esiti del Concorso Nazionale di idee “AAA Architetticercasi” 2015 organizzato da Federabitazione, organo del settore casa di Confcooperative
L’obiettivo del concorso è stato quello di sviluppare il know-how innovativo nel dibattito culturale italiano sui temi della Rigenerazione Urbana e dell’Abitare Sociale in chiave cooperativa.
La sala Flaiano era gremita di architetti e persone interessate all’argomento del Social Housing, nuova forma sociale del costruire caldeggiata anche in Abruzzo dall’Assessore Di Matteo che ne ha fatto un vero un cavallo di battaglia inserendo l’argomento anche nelle linee guida per la nuova legge urbanistica della Regione Abruzzo presentata in Conferenza stampa il 21 novembre scorso.
Ad aprire i lavori l’arch. Laura Antosa, Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Pescara, che ha plaudito all’iniziativa e al concorso dicendo della battaglia fatta dagli Architetti per avere concorsi che possano inserirsi in un quadro normativo e far esprimere gli under 35: “L'architettura è viva grazie ai bravi architetti, ai sapienti architetti e soprattutto ai giovani architetti. La cooperazione di abitanti fa da promotore culturale e di azione in Abruzzo con l'Università, le Istituzioni, gli Ordini professionali, gli Imprenditori, la Finanza e tutta la filiera”.
Alessandro Maggioni, Presidente nazionale di Federabitazione- Confcooperative, ha voluto ricordare il presidente del concorso, Alessandro Garofalo, scomparso, attraverso un video dove lo stesso parlava del concorso.
Lorenzo Pignatti, del Dipartimento di Architettura dell’università D’Annunzio di Pescara, oltre a ricordare Alessandro Garofalo, ha parlato dei concorsi e della valenza che essi hanno nel produrre e presentare nuove idee. I giovani laureati devono continuare a studiare, anche dopo gli studi universitari e, proprio i concorsi, possono essere un banco di prova per produrre nuove idee e riempire i vuoti urbani ed il livello di residenza ancora troppo basso in Italia ed il tema del Social Housing può creare un cambiamento nel concetto di edilizia popolare.
Alessandro Maggioni ha ancora parlato del concorso e del perché sia stato necessario intercettare i giovani architetti per farli misurare con il mondo e le regole cooperativistiche.
“Bisogna intercettare i bisogni e partire dai soci, ha detto Maggioni, sostenendo e favorendo la cooperazione sia degli architetti ,che si mettono insieme per la progettazione e lo studio delle necessità del territorio, sia per tornare a fondare nuove cooperative integrando i servizi e organizzando sul territorio la capacità di intercettare la domanda e fare progetti nuovi come avanguardia”.
Paolo Mazzoleni, architetto, ha parlato di AAAarchitetticercasi, Concorso biennale di progettazione architettonica per architetti under 35, nato in Lombardia nel 2008, per lanciare concorsi dedicati ai giovani architetti, di cui egli stesso ha la direzione scientifica.
“Il concorso è stato importante - ha detto Mazzoleni- per alcune regioni italiane come l’Abruzzo, la Basilicata, e la Calabria dove non sono stati ancora utilizzati i fondi europei da destinare alla progettazione e realizzazione della tipologia residenziale riferita al Social Housing”.
La Confcooperative ha messo in atto un progetto che vede l’apertura di Sportelli locali e Agenzie per la casa che non fanno parte delle Istituzioni, ma che ascoltano dal basso l’utenza cioè tutti coloro che hanno necessità di una residenza e che possono esprimere i loro desideri, le loro aspettative e a volte le frustrazioni che hanno nel cercare una casa adeguata alle proprie esigenze.
Massimiliano Monetti ha anche egli parlato del nuovo modo di intendere la residenza come un luogo ove gli spazi pubblici e privati possono convivere.
Piero Rovignati, docente dell’Università di Architettura di Pescara, ha parlato di un pomeriggio fruttuoso che ha messo in evidenza la necessità di progettazione e recupero di spazi per l’abitare come prospettati da Confcooperative e Federabitazione.
Rovignati ha anche presentato un progetto di una tesi di laurea di due studenti, della Facoltà di Architettura di Pescara, dal titolo Retake Rancitelli, dove la progettazione edilizia e degli spazi ha tenuto conto dell’esistente, di azioni di cittadinanza attiva per la rigenerazione urbana di una periferia a volte troppo bistrattata.
L’arch. Mauro Latini dell’Ordine di Chieti ha commentato le idee presentate manifestando interesse per le cose dette e per la prospettiva di questo nuovo modo di concepire gli spezi residenziali e quelli pubblici. I giovani architetti hanno di fatto sperimentato il Coworking, ma la cosa più importante è conservare la dignità professionale perché la creatività e la progettualità sono patrimonio della comunità.
L’architetto Carmela Palmieri, di progetto Casa, ha presentato l’esperienza di un progetto per una costruzione in zona PEEP, nella città di Barletta, dove sono stati coniugati principi di bioarchitettura e di Social Housing.
La premiazione dei vincitori ha concluso l’intenso pomeriggio, tre i premi assegnati tutti a giovani e giovanissimi.
Terzo classificato un progetto presentato da Fabio Mancini di Pescara e Silvia Kiti dal titolo Social Cluster, abitare il cambiamento.
Secondo classificato un progetto dal titolo Sipario degli spagnoli Javier Mosquera e Gonzales.
Primo classificato un gruppo di architetti di Genova con un progetto dal titolo Epiciclo, di Davide Ventura, Gabriele Molfetta, Simone Ierardi, Valentina Penna, Selene Vecchelli.
L’intenso pomeriggio conduce a conclusioni che dovrebbe portare la memoria degli architetti a pensare a quando, negli anni 70, si costruiva l’edilizia residenziale economica e popolare e si progettavano gli edifici pensando ad inserire spazi comuni. Purtroppo il tempo non ha dato ragione di questa progettazione, oggi molti edifici hanno completamente abbandonato all’incuria gli spazi comuni che erano stati ideologicamente inseriti. La progettazione, e questa forse può essere la vera svolta, ed è questo il risultato di questo evento, non deve cominciare dalle istituzioni o dai progettisti, ma dall’utenza che deve manifestare e comunicare quali siano gli interessi e le aspettative. Forse solo in questo modo le residenze, non calate dall’alto come puro assistenzialismo, possono diventare la vera propria casa da curare e conservare come un vero e proprio bene comune.