Era il 24 settembre 1799 quando a Napoli, cessava di esistere il generale e patriota pescarese Gabriele Manthonè.Figlio di un Savoiardo, Cesare de Manthoné, aiutante maggiore nel presidio della fortezza di Pescara, e di Maria Teresa Fernandez d'Espinosa nacque a Pescara il 23 ottobre 1764.
Nel 1776 fu ammesso come cadetto nel Reggimento Borgogna e successivamente studiò armi nell'Accademia militare della Nunziatella di Napoli, da dove uscì a vent'anni con il grado di Alfiere. Era ufficiale delle artiglierie nel 1787, capitano tenente nel 1789, e capitano comandante nel 1798, dopo aver presieduto alla fabbrica delle armi a Torre Annunziata.
Nella Repubblica Partenopea fu membro del governo provvisorio con il difficile incarico di occuparsi della riorganizzazione di un esercito efficiente. A tal fine, riorganizzò la guardia nazionale nominando anche dei nuovi comandanti. Morì condannato a morte a causa del cardinale Fabrizio Ruffo che fu molto sottovalutato dal Manthonè: l'ecclesiastico formò un esercito rivoluzionario che avanzava verso Napoli, e nel tentativo di liberare i repubblicani fatti prigionieri dal Ruffo, Manthonè organizzò una sortita offensiva notturna nell'accampamento di quest'ultimo, Il piano del pescarese non fu però accettato dai Repubblicani nè dagli alleati Francesi che non volevano lasciare Napoli in mano al Ruffo per liberare i prigionieri che si trovavano stanziati a Capua.
A causa del tradimento del Ruffo e dell' ammiraglio Nelson, la Repubblica cessò di esistere e Manthonè imputato come responsabile fu condannato a morte.
A Pescara in suo onore sono intitolate un istituto superiore di secondo grado e una strada:l'istituto Manthonè e la famosissima "Corso Manthonè".