Ieri pomeriggio il ministro alle infrastrutture e ai trasporti Graziano Delrio è stato in visita a Pescara, ospite del governatore D'Alfonso, per parlare delle infrastrutture abruzzesi nel convegno "Le strutture che ci sono, le infrastrutture che ci servono".
In occasione dell'incontro, la vice presidente di Pescara Bici, Laura Di Russo, ha posto 3 domande, legate alla mobilità ciclistica, al ministro su adempimenti. opportunità dell'intermodalità e sulle normative.
Di seguito l'intervista a Laura Di Russo e le 3 domande.
Gli adempimenti
L'articolo 10 della Legge 366/98 "Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica" prevede che in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale gli enti proprietari della stessa debbano realizzare percorsi e piste ciclabili adiacenti. Ciò salvo comprovati problemi di sicurezza.
Questa norma, a livello locale ma crediamo anche in ambito nazionale, è stata quasi sempre disattesa. Noi, a Pescara, abbiamo numerosi casi di infrazioni, commesse da un apparato pubblico completamente distratto su adempimenti di tale spessore, che ha portato a considerare la viabilità ciclabile un impiccio e un onere da eliminare, invece che un’opportunità da salvaguardare.
Le chiediamo se non sia il caso di prevedere misure sanzionatorie al riguardo che consentano un vincolo al rispetto della norma stessa.
Le opportunità dell’intermodalitÃ
L’intermodalità tra i diversi mezzi di trasporto è una necessità imprescindibile per lo sviluppo della mobilità sostenibile. Oggi, proprio sul modello di altri Paesi europei, è necessario dare l’opportunità di integrare la trasporto pubblico e la bicicletta per offrire un modello di mobilità efficiente, completo, in linea con l’Europa.
Sia a livello nazionale che a livello locale, anche grazie all'impegno di FIAB, sono aperti diversi tavoli di confronto su una modalità di sviluppo sostenibile della mobilità , attraverso l'uso congiunto della bicicletta e del treno. Mentre a livello regionale gli spazi di manovra sono comunque in corso di verifica in numerose situazioni (Abruzzo compreso), esistono, a livello nazionale, esempi di eccellenza, come nel caso dell'Emilia-Romagna o delle Marche. Nella regione Abruzzo si sta ragionando su due ipotesi: la prima, che venga garantito una condizione economica favorevole e vantaggiosa all'uso della bicicletta, attraverso uno sconto sull'abbonamento, o attraverso la gratuità del trasporto della bicicletta, in entrambi i casi con un impegno economico da parte della Regione.
Grazie anche alle petizioni per la introduzione degli abbonamenti per le bici sui treni regionali l’opportunità di trasportare la bicicletta viene percepita sempre più come una realtà possibile anche nelle regioni dove non era così diffusa l’abitudine di spostarsi in treno portando con sé la bici.
Rimane il problema che su ambiti di lunga percorrenza la possibilità del trasporto della bicicletta sul treno è praticamente inesistente (se non per quelle pieghevoli).
A livello nazionale non esistono accordi in tal senso, mentre potrebbero comunque essere pre-visti, a partire da interventi di upgrade dei convogli, con spazi riservati al trasporto delle biciclette.
È ovvio che in entrambe le situazioni è necessario il coinvolgimento di tutti soggetti, in relazione alla titolarità dei vettori e delle stazioni, e cioè Trenitalia e RFI, affinché si pongano in atto azioni concrete, sia strutturali che di servizi, coerenti con l'obiettivo di un maggiore incremento dell'uso congiunto di entrambi i mezzi., tipo dotare le stazioni di parcheggi sicuri per le biciclette, attrezzare le scale di accesso ai binari con scivoli e canali per le due ruote, ecc..
La domanda che vogliamo porre è questa: perché non uniformare, sotto la spinta del governo nazionale, la possibilità di traportare le bici sui treni in tutte le regioni italiane, imponendo un costo scontato e uniforme dell’abbonamento con Trenitalia?
E ancora, perché non attivarsi per il trasporto delle bici sui treni anche sui convogli a lunga percorrenza, per esempio sulle Frecce, almeno in alcune fasce orarie?
Le normative
La legge nazionale che avrebbe dovuto finanziare interventi nel campo della mobilità ciclistica è la n. 366 del 1998: "Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica". Questa legge è sempre stata sofferente e disattesa da questo punto di vista. La LR abruzzese 8/2013, "Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica", all'articolo 10 così recita: "La Regione promuove interventi di settore che prevedono il potenziamento delle reti ciclopedonale bicicletta con soldi risorse provenienti dall'Unione Europea e dallo Stato". All'articolo 12, aggiunge: "La presente legge non comporta oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale".
C’è un impegno del Governo a ricomporre la giusta consistenza finanziaria della nor-ma? Quando e quanto?
Si tratta, come saprà , di investimenti che hanno un'ampia ricaduta su un indotto lavorativo diffuso. Oltre a migliorare la mobilità nelle città , il finanziamento di infrastrutture finalizzate alla mobilità ciclistica darebbe una spinta alla realizzazione di una rete ciclopedonale nazionale, con percorsi ben definiti, per la promozione del turismo, con evidenti ricadute in termini di qualità ambientale e di sviluppo di aree e valli periferiche. E con un evidente indotto lavorativo ed economico.
Foto e video Michele Raho